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Servizi igienico-sanitari e organizzazione del processo dal punto di vista del nuovo sistema processuale civile – Legge n. 13.105/15

RC: 60733
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CONTEÚDO

ARTIGO ORIGINAL 

OLIVEIRA, Adonis De Castro [1]

OLIVEIRA, Adonis De Castro. Servizi igienico-sanitari e organizzazione del processo dal punto di vista del nuovo sistema procedurale civile – Legge n. 13.105/15. Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento. Anno 05, Ed. 08, Vol. 03, pp. 31-47. nell’agosto 2020. ISSN: 2448-0959, collegamento di accesso: https://www.nucleodoconhecimento.com.br/legge/servizi-igienico-sanitari

RIEPILOGO

In questo studio, condotto dalla ricerca esplicativa, che ha avuto un approccio induttivo con osservanza dell’analisi bibliografica, il tema è la sanificazione e l’organizzazione del processo dal punto di vista del nuovo sistema procedurale civile – Legge n. 13.105/15. L’obiettivo è quello di presentare la fase igienico-sanitaria e di organizzazione del processo, a partire dalla sua storia e dalla base normativa, per analizzare le attività legate a quella fase e la sua importanza nella legge procedurale civile brasiliana. In questo senso, abbiamo cercato di seguire e dimostrare la linea procedurale sistematica proceduralmente, facendo considerazioni su ciascuna delle sue fasi, fino a raggiungere le conseguenze giuridiche. Infine, abbiamo presentato la pianificazione e la tecnica didattica appropriata per una classe basata su questo contenuto. Come risultato della ricerca, abbiamo approfondito il tema proposto con l’esposizione della strategia per il suo approccio in aula.

Parole chiave: Approccio pedagogico, Processo civile, servizi igienico-sanitari.

INTRODUZIONE

Questo articolo cerca di dettagliare gli aspetti che costituiscono l’igiene e l’organizzazione del processo, dal punto di vista del nuovo sistema procedurale civile (legge n. 13.105/15) e, a tal fine, la linea procedurale è sottolineata come un percorso facilitante di questa conoscenza. In questo pregiudizio, cerca di offrire una migliore comprensione del tema proposto, nell’ambito della presentazione soddisfacente del tema di cui sopra in classe.

Lo studio ha come obiettivo generale la comprensione concettuale, storica e normativa dell’istituto giuridico di igiene del processo nel nuovo sistema procedurale civile, mentre l’obiettivo specifico è quello di analizzare le attività procedurali dei servizi igienico-sanitari del processo, le sue fasi, incidenti e possibilità di ricorsione. Si nota che il presente lavoro si basava su una ricerca esplicativa, che aveva un approccio induttivo con osservanza dell’analisi bibliografica (libri, articoli scientifici, media elettronici, tra gli altri), dove abbiamo cercato di raccogliere le informazioni massime sull’argomento in esame. In questo senso, è stato utilizzato l’approccio induttivo, con l’obiettivo di costituire il lavoro/ricerca della scientifica.

Per quanto riguarda la presentazione in aula del tema in questione, va sottolineato che la forma proposta in questa opportunità è quella di affrontare i concetti che circondano il tema, nonché i suoi elementi essenziali, come: fase procedurale, parti coinvolte, modi di eseguire servizi igienico-sanitari e le sue conseguenze. A questo scopo, la classe espositiva dialogata è la strategia didattica più appropriata, dal momento che si è alleata alla produzione di propri esempi materiali e pratici, istigando questioni di pensiero critico ed elementi contenuti nella dottrina e nella giurisprudenza della patria.

Attraverso tutto lo sviluppo di questo lavoro, è stato possibile prendere in considerazione il problema proposto, vale a dire: nel caso della decisione di servizi igienico-sanitari e di organizzazione del processo decisionale interlocutivo, può essere impugnato mediante l’aggravamento strumentale? E la questione ha deciso di fare i servizi igienico-sanitari, è coperta dalla preclusione? Pertanto, si è consacidato che la decisione in questione non può essere aggravata (data la mancanza di disposizioni giuridiche) e che non vi è alcuna preclusione della questione decisa, a condizione che sia sollevata in possibili motivi o contrareasons di ricorso.

Così, al fine di attirare nuove conoscenze, rilevante l’osservanza della continuità di questo lavoro / ricerca, dove è possibile determinare la disposizione di varie informazioni che certamente contribuiranno alla formazione accademica, dato il sostegno scientifico utilizzato nell’elaborazione dello stesso.

1. PROCESSO E PROCEDURA

La natura giuridica del processo e della procedura è strettamente legata all’evoluzione delle teorie sul diritto d’azione, dal momento che il diritto procedurale civile non è stato considerato come un ramo autonomo. Pertanto, si è parlato di processo e di procedura solo quando c’era una legge (diritto d’azione), dal momento che assumeva un diritto materiale. Ed è in questo senso che Beatriz Monzillo Almeida (2013, online) insegna:

[…] la natura giuridica del processo e il suo rapporto con il concetto di procedura sono intrinsecamente correlati all’evoluzione delle teorie sul diritto d’azione. Fino alla metà del XIX secolo, la legge procedurale civile non era considerata un ramo autonomo del diritto. Infatti, non è stato possibile in quel momento vedere la possibilità che l’azione sia posta su un piano distinto dal diritto materiale. In un altro, “l‘autonomia del rapporto procedurale giuridico non era nota alla luce del rapporto giuridico di natura sostanziale, eventualmente collegando i soggetti del procedimento”. Si è capito che non c’era un’azione senza diritto e che, pertanto, l’intero diritto corrisponderebbe ad un’azione che lo garantisse. L’azione, quindi, non è stata vista come un diritto a sé stante, ma piuttosto come un aspetto del diritto materiale.

Nella concezione civilista, Beatriz Monzillo Almeida (2013) insegna che il processo di diritto romano è stato visto come un contratto in cui le parti si sono impegnate ad accettare ciò che è stato stabilito a seguito di un accordo. In questo pregiudizio, Luiz Guilherme Marinoni (2007 apud ALMEIDA, 2013, online) sottolinea che “[…] la caratterizzazione del processo si preoccupava solo dell’iniziativa degli individui, e non del ruolo del giudice”. Allo stesso tempo, il processo è uno strumento di giurisdizione con lo scopo di commaking conflitti per la pacificazione della società e la promozione della giustizia in casi specifici portati alla magistratura, e, nelle parole di Gabriel Wedy (2007, processo online):

[…] analizzato nella sua etimologia, significa “marcia in avanti”, “camminare” [dal latino, procedere = Continua così]. Il processo è fondamentale per la giurisdizione il cui scopo principale è quello di eliminare i conflitti di interesse e di rendere giustizia nel caso specifico. In questo modo è lo strumento con cui opera la giurisdizione.

A sua volta, è pertinente indicare la procedura, riferendosi agli atti procedurali commessi dallo Stato e dalle parti, ordinati in sequenza logica, in conformità con le disposizioni giuridiche, che nella dottrina di Wedy (2007, online):

[…] non è altro che gli atti del processo ben concatenati, attraverso la disposizione giuridica, che mirano alla disposizione finale. Gli atti procedurali successivi sono ordinati in modo tale che dipendano dagli atti precedenti. Questi atti procedurali ordinati sotto forma di procedura hanno come caratteristiche di base: integrazione in una procedur[não se apresentam isoladamente]a, collegamento per unità di scopo e, infine, interdipendenza.

Così, come insegna Humberto Theodoro Júnior (2015), la giurisdizione è una delle funzioni dello Stato, che la esercita in modo imparziale e con la portata della pacificazione sociale (risolvere i conflitti), oltre a sigillare l’autoprotezione, poiché sostituisce i contenziosi, vale a dire che il conflitto deve essere risolto davanti allo Stato, che offrirà disposizioni giudiziarie basate sulla giustizia. Le parti che fanno parte del procedimento sono lo Stato rappresentato dal magistrato e dalle parti (autore e convenuto), con l’obiettivo di risolvere il conflitto in un tempo ragionevole, lotta per la piena soluzione del merito, secondo la disciplina n. 13.105/15 (Codice di procedura civile) negli articoli 4 e 6, secondo la disciplina Teodoro Júnior (2015, p. 373):

[…] il processo è pienamente stabilito solo con la partecipazione di tre materie principali: Stato, querelante e convenuto. […] Il processo genera un rapporto giuridico trilaterale che lega i soggetti del lide e del giudice, tutti alla ricerca di una soluzione al conflitto di interessi stabilito intorno alla pretesa di diritto materiale di uno dei contenziosi e la resistenza dell’altro.

C’è una differenza tra processo e procedura, essendo quello strumento per l’efficacia della giurisdizione, e questo, sono gli atti che integrano il processo. Va notato che dal punto di vista costituzionale, il processo e la procedura sono di fondamentale importanza, dal momento che questa Repubblica costituisce uno Stato di diritto democratico, dove prevale la forza della legge, a seconda dell’art. 1 della Costituzione federale del 1988. Pertanto, si dovrebbero osservare alcuni principi fondamentali, vale a dire: giusto processo, difesa contraddittoria e ampia (paragrafi art. 5o, LIV e LV di CF/88).

2. FASI PROCEDURALI, COMPOSIZIONE SOGGETTIVA DEL PROCESSO E MISURE PRELIMINARI

È importante sottolineare che, nel rispetto degli insegnamenti di Humberto Theodoro Júnior (2015), è chiaro l’esistenza di 04 fasi procedurali (nella procedura comune), che sono: postulatoria, sanificante, istruttiva e giudicante. Lo stesso autore continua e sottolinea che in pratica queste fasi non sempre si presentano separatamente, e “a volte interpenetrate” (comune tra le fasi postulatorie e igienico-sanitarie, per esempio – come si sarà visto di seguito).

Nella fase sanitadora, l’obiettivo di quest’opera, gli attori che agiscono sono il magistrato e le parti, come autore e convenuto, e ci può essere la partecipazione di altri autori come supporto, ad esempi di terzi che intervengono, il cui contenuto stabilisce gli articoli 6, 70 e in seguito, 119 e in seguito, tutto della legge n. 13.105/15. Prima di occuparsi dei servizi igienico-sanitari e dell’organizzazione del processo stesso (fase igienico-sanitaria – art. 357 della legge n. 13.105/15), è necessario fare considerazioni relative alle misure preliminari, delimitate dall’art. Sono queste le misure che il giudice, secondo le parole di Humberto Theodoro Jànior (2015), dovrebbe eventualmente prendere subito dopo il termine per la risposta del convenuto e sono destinate a porre fine alla fase postulatoria del processo e preparare la fase di sanificazione.

La prima situazione è il caso di contumacia. L’inadempimento si verifica quando la parte richiesta, sebbene debitamente citata, cessa di manifestarsi nel caso della domanda, chiedendo come conseguenza principale il pronunciamento giudiziario, giudicando in anticipo i meriti, a condizione che sia possibile verificare la presunzione di veridicità dei fatti a essere avanzi nell’iniziale, come indicato nell’articolo 344 della legge n. 13.105/15 e dagli insegnamenti di Teodoro Júnior (2015, p. 1062), che dottrina così: “Se l’imputato non contesta il giudizio, il giudice, di regola, andrà direttamente alla fase decisionale e consegnerà, fin dall’inizio, ‘processo precoce dei meriti'[…]”.

Così, secondo Daniel Amorim Assumpção Neves (2016), deve verificarsi l’effetto di cui sopra il giudice passa al giudizio precoce dei meriti e, se non si verifica, citazioni in giudizio l’autore a manifestare / specificare (se non ha ancora agito) le prove che intende produrre. Nel tempo, è importante sottolineare che lo stesso indottrinatore sottolinea che il convenuto si diletta può produrre prove al fine di confutare le affermazioni dell’autore. Tuttavia, deve essere rappresentato nel file in un momento opportuno, al fine di praticare gli atti indispensabili di istruzione probatoria, il contenuto di ciò che stabilisce l’art. 349 della legge n. 13.105/15 e la sintesi 231 della CS (Corte Suprema).

Un altro caso di azione preliminare, si verifica quando il convenuto sostiene un fatto di impedimento, modifica o estinzione del diritto d’autore, e l’imputato sarà autorizzato ad offrire una replica, vale a dire l’esercizio dell’avversario da parte della manifestazione della parte d’autore in quanto ad una novità portata dall’imputato, come l’illegittimità della parte, l’incompetenza, la connessione, essendo consentita la produzione di prove, come previsto dagli articoli 337, 350 e 351 della legge n. 13.105/15. In questo senso, Neves (2016, p. 702) afferma:

[…] ristorare, possibilità di manifestazione aperta all’attore ogni volta che il convenuto si dichiara in sua difesa di merito indiretto e/o difesa procedurale. In queste due specie di materia difensiva, l’imputato porta una novità al processo, sia quando rivendica un nuovo fatto che è preventivo, modificando o estinguendo il diritto dell’autore, e quando rivendica una difesa preliminare, naturalmente non narrata dall’autore nella sua applicazione.

Vale la pena ricordare che nel caso in cui il convenuto si aggiri un preliminare, e nel caso di tali difetti o irregolarità, la legislazione (art. 352 della legge n. 13.105/15) consente all’attore di provvedere alla correzione di tali atti, se sono sanzionabili, entro trenta giorni. In questa messa a punto, Neves (2016, p. 702) sottolinea che: “Per quanto riguarda la richiesta di prevendite in impugnatura, Art. 352 del CPC nuevo prevede che se il giudice trova l’esistenza di irregolarità o difetti, determinerà la sua correzione in un periodo di non più di trenta giorni”. Si osserva che la replica comunemente nella pratica forense è stata generalizzata, dal momento che la scadenza è aperta per l’autore di manifestarsi anche quando la difesa dell’imputato è limitata alla difesa del merito diretto, e tale postura non è supportata dalla legislazione, motivo per cui non vi è alcuna giustificazione plausibile per questo, secondo la dottrina Daniel Amorim Assumpção Neves (2016).

Dopo le misure preliminari, se necessario, il magistrato che segue il fatto, verificherà la possibilità del processo secondo lo stato del processo, all’attenzione all’art. 354 e a seguito della legge n. 13.105/15, derivanti da allora tre opzioni, vale a dire: la cessazione del processo senza risoluzione di merito o risoluzione, fondata sull’art. 487, articoli II e III della legge n. 13.105/15, procedere al giudizio parziale o totale del merito o cercare di porre rimedio al processo, designando se è il caso, udienza di istruzione e giudizio. Tali note sono debitamente sostenute dagli insegnamenti di Jorge Amaury Maia Nunes; Guilherme Pupe da Nóbrega (2016, online):

Dopo le misure preliminari, o non necessarie, il giudice è adempiuto alla fase successiva del procedimento, aprendo, di fronte a lui, tre percorsi diversi: il giudice (i) può verificare che il caso comporti già l’estinzione con una sentenza conciche (articolo 485) o con le cosiddette “false sentenze di merito” (articolo 487, II e III); ii) procedere direttamente alla sentenza, in tutto o in parte, dei meriti stessi, ogniqualvolta la fase didattica sia dispensabile; o, pregiudicato alle possibilità precedenti, (iii) procedere alla sanificazione del processo, nominando, eventualmente, l’udito di istruzione e di processo.

In questo pregiudizio, i punti che precedono l’igiene e l’organizzazione del processo stesso sono superati, un’opportunità in cui abbiamo cercato di costruire una base di conoscenza, con l’obiettivo di fornire supporto per fare le considerazioni adeguate su ciò che segue.

3. BASE NORMATIVA: ORGANIZZAZIONE IGIENICO-SANITARIA E PROCESSO

Con la costruzione della linea di ragionamento sviluppata fino a questo punto, si percepisce che dopo aver preso misure preliminari e superato le prime possibilità di giudizio secondo lo stato del processo, arriva l’ultimo: i servizi igienico-sanitari e l’organizzazione del processo, fondato sull’art. La sanificazione del processo, fornisce la correzione di tutti i difetti, due momenti propri, al momento delle misure preliminari (art. 347 e a seguito della legge n. 13.105/15) e nel rigonfiamento del processo secondo lo stato del procedimento, essendo il dovere del magistrato e delle parti di garantire la regolarità e l’efficienza del processo durante tutto il rapporto procedurale, il cui contenuto stabilisce gli articoli 4 e 6 della legge n. 13.105/15). In questa scia, Eduardo Talamini (2016, online) insegna:

La sanificazione del processo – intesa come correzione dei suoi eventuali difetti e organizzazione delle sue direzioni – deve avvenire durante tutto il rapporto procedurale. Il giudice ha il dovere permanente di garantire la regolarità e l’efficienza del procedimento e con esso le parti devono cooperare (Art. 6). Tuttavia, il Codice dedica in particolare due momenti procedurali per tali attività: il primo, in occasione di misure preliminari (art. 347 et a seguire); il secondo, nel mezzo del processo secondo lo stato del processo (art. 357).

Integrando le disposizioni presentate, è importante sottolineare che l’attività igienico-sanitaria e l’organizzazione del processo non hanno una pietra miliare iniziale, e possono iniziare già nella fase postulatoria, ma, a differenza dell’inizio, la sua chiusura ha un momento preciso, vale a dire, con la decisione di servizi igienico-sanitari, di cui si fa riferimento al sostegno confermato dagli insegnamenti di Theodoro Júnior (2015, p. 1076):

La funzione di quello che il codice del 1939 ha chiamato un ordine saneador è iniziata, nel sistema del 1973, per essere adempiuta da un’intera fase procedurale prolungata, il cui inizio può essere fatto con l’ordine della petizione iniziale e la cui cessazione deve essere il processo secondo lo stato del processo. Non ci sono limiti necessari e ben definiti per l’inizio dell’attività igienico-sanitaria, né per la sua separazione dalla fase postulatoria, ma la sua chiusura ha un preciso momento procedurale, che è attualmente situato nella decisione igienico-sanitaria (art. 357).

Per quanto riguarda la terminologia contenuta nel precedente sistema procedurale, “saneador order” (citato nella citazione sopra), vale la pena notare le lezioni di Eduardo Talamini (2016), che sottolinea che tale terminologia era un nome inadeguato, poiché l’atto in questione è stato caricato con contenuto decisionale e con l’entrata in vigore della legge n. 13.105/15, il termine “decisione di riorganizzazione e organizzazione del processo” è preferibile, poiché si tratta di una decisione interlocuzione, nello stampo dell’articolo 203, n. 2 della legge di cui sopra.

La sanificazione e l’organizzazione del processo è fatto da decisione interlocuzione del magistrato, rigorosamente come stabilito dal diploma giuridico normativo. Questa decisione diventa spazio quando le altre ipotesi di giudizio secondo lo stato del processo sono frustrate, vale a dire, quando non si tratta di estinguere il processo (con o senza risoluzione del merito), sia perché non vi è alcun integratore probatorio qualificato nel file (impedito il processo precoce – richiedendo così l’istruzione delle prove fatte – orale e/o esperto) o perché non ci sono ipotesi di risoluzione negativa del merito, essendo tale nota supportata in Talamini (2016, online):

La sentenza secondo lo stato del processo avrà come contenuto una decisione igienico-sanitaria quando non si tratta di un caso di estinzione della fase cognitiva del processo, con o senza giudizio del merito (arts. 354 e 355). Vale la pena di dire: scartato il verificarsi di una qualsiasi delle ipotesi negative della risoluzione del merito e ha anche trovato l’impossibilità di risolverlo, perché è necessaria la produzione di prove, sta al giudice “mettere la casa in ordine”, verificando che non appesano difetti che possono poi influenzare l’esito del processo, determinando la riparazione di quelli che possono ancora esistere […].

Per quanto riguarda il contenuto/oggetto della decisione in materia di servizi igienico-sanitari e di organizzazione del procedimento, il contenuto dell’articolo 357 della legge n. 13.105/15, deve risolvere eventuali questioni procedurali pendenti; delimitare le questioni di fatto (per l’istruzione probatoria) e la legge (rilevante per la decisione del merito); specificare i mezzi di prova ammessi; definire la distribuzione dell’onere della prova (osservando l’oggetto stabilito dall’art. 373 caput, n. 1 della legge n. 13.105/15 – teoria della distribuzione dinamica dell’onere della prova) e designare l’udito dell’istruzione e del giudizio (se necessario). Inoltre, Neves (2016, p. 711) sottolinea:

[…] l’igiene – e ora anche l’organizzazione – del processo rimane un complesso atto procedurale, come attestano gli elementi dell’Art. 357 del CPC nuevo, e sta al giudice, in quel momento procedurale: risolvere, se del caso, le questioni procedurali pendenti; delimitare le questioni di fatto su cui cadrà l’attività probatoria, specificando i mezzi di prova accettati; definire la distribuzione dell’onere della prova, osservando Art. 373 del Nuevo CPC; delimitare le questioni di diritto pertinenti alla decisione nel merito; e, se necessario, designare un’udienza di indagine e di processo.

Humberto Theodoro Júnior (2015), annuncia che alla fine ci può essere un’audizione igienico-sanitaria e l’organizzazione del processo, quando la causa è di natura complessa, essendo lo stesso tenuto in collaborazione con le parti. I servizi igienico-sanitari in cooperazione sfugge alla regola, vale a dire i servizi igienico-sanitari scritti dal magistrato, e quel tipo di servizi igienico-sanitari deve essere effettuato quando vi è complessità di fatto e di diritto (in udienza e in collaborazione con le parti), secondo la legislazione procedurale (art. 357, n. 3 della legge n. 13.105/15). Tuttavia, Neves (2016, p. 714) non vede la sua realizzazione in cause di poca o nessuna complessità, indottrinato:

[…] sistema del nuovo diploma procedurale sembra avere prestigiosa la sanificazione scritta del processo, dal momento che, secondo l’articolo 357, n. 3, del CPC nuevo, è riservato di tenere un’udienza solo per le cause di maggiore complessità in materia di fatto o di diritto, anche se sembra possibile giudicare la sua designazione in cause di piccola o nessuna complessità. Si tratta, naturalmente, di una situazione eccezionale, considerando che la maggior parte delle richieste sono di scarsa complessità e quindi non richiederanno la nomina di un’udienza per i suoi servizi igienico-sanitari e l’organizzazione.

Al fine di evidenziare la possibilità di tenere l’audizione igienico-sanitaria e l’organizzazione del processo anche in cause non complesse, è necessario sottolineare la dichiarazione 298 del FPPC (Forum permanente dei procedurali civili) in verbis: “(art. 357, n. 3o) L’audizione di servizi igienico-sanitari e l’organizzazione del processo in collaborazione con le parti può verificarsi indipendentemente dal fatto che la causa sia complessa. (Gruppo: Petizione, risposta del convenuto e servizi igienico-sanitari)”.

Inoltre, il magistrato in un’udienza igienico-sanitaria e l’organizzazione del processo chiamano le parti a “integrare o chiarire le loro accuse”, è ciò che Neves (2016) ha chiamato “servizi igienico-sanitari condivisi”. In questo senso, quando i servizi igienico-sanitari saranno eseguiti in modo scritto dal magistrato, sarà un atto unilaterale, mentre l’atto orale, quando eseguito in collaborazione con le parti, anche se sotto il comando del magistrato, sarà un atto collegiale, secondo gli insegnamenti di Neves (2016, p. 714):

[…] Si noti che oltre alla dualità delle forme di servizi igienico-sanitari e di organizzazione del processo, ci saranno anche diverse tecniche procedurali da impiegare a seconda del caso concreto. Dopo tutto, il paragrafo 3 dell’Art. 357 del CPC Nuevo prevede che, in caso di udienza, la riorganizzazione sarà effettuata in collaborazione con le parti e il giudice può persino, in questo atto, invitare le parti a integrare o chiarire le loro accuse. Questo si chiama “servizi igienico-sanitari condivisi”.

Una volta stabilito che la decisione è una decisione interloga e che, secondo le parole di Humberto Theodoro Júnior (2015), è quella emessa al termine delle misure preliminari, stabilendo che il processo è in ordine e che la fase probatoria può iniziare, poiché sarà possibile giudicare i meriti e, per questo, ci sarà la necessità per la produzione di prove orali e/o esperte. È quindi necessario integrare le conoscenze stabilite e presentare le conseguenze giuridiche della riorganizzazione del caso, nonché la possibilità di presentare ricorso contro la decisione di sanificazione.

4. SERVIZI IGIENICO-SANITARI DEL PROCESSO E LE SUE CONSEGUENZE LEGALI – POSSIBILITÀ DI RICORSO

Una volta emessa la decisione di sanificazione e di organizzazione del processo, una o entrambe le parti possono essere rassegnate a quanto deciso in esso, e l’analisi dell’art. 1.015 della legge n. 13.105/15 insieme agli insegnamenti Humberto Theodoro Júnior (2015), è chiaro che non vi è alcun ricorso immediato contro tale decisione, data la sua assenza nell’elenco di cui sopra. Questo elenco, secondo José Rogério Cruz e Tucci (2017, online): “La dottrina e i tribunali, in generale, hanno interpretato come […] ‘tassare’, non ammettere eccezioni”. Tuttavia, la parte può utilizzare il diritto di richiedere “chiarimenti e/o adeguamenti”, sotto forma di Art. 357, n. 1 della legge n. 13.105/15. Per quanto riguarda questa richiesta di chiarimenti e adeguamenti, dovrebbe essere la stessa entro il periodo (comune) di cinque giorni, e dopo tale termine la decisione diventa stabile, secondo la dottrina Theodoro Júnior (2015, p. 1080):

Non vi è alcuna previsione di lesioni contro la decisione igienico-sanitaria. Essa assicura, tuttavia, alle parti l’articolo 357, n. 1, “il diritto di chiedere chiarimenti o di richiedere adeguamenti, entro il periodo comune di cinque giorni, dopo il quale la decisione diventa stabile”. Queste richieste di chiarimenti e adeguamenti non sono soggette a ricorso e pertanto non possono, in loro assenza, fare la questione sulla base di preclusa sanificazione igienico-sanitaria. Se si deve fare un’approssimazione con il sistema ricorsivo del codice, la richiesta di chiarimenti elirebbe equivalente agli embarghi di dichiarazione, che sono noti per non avere la funzione di contestare la decisione embargo.

In conformità con il testo citato, va notato che la richiesta di chiarimenti e adeguamenti non equivale al ricorso, in quanto non ha il potere di modificare la decisione contestata e che, se si fosse fatto un confronto con il sistema ricorsivo, tale misura si avvicinerebbe agli embarghi della dichiarazione (che non ha alcuna forza impudevole). Humberto Theodoro Júnior (2015), insegna che dopo il termine per la richiesta di chiarimenti e/o adeguamenti la decisione diventa “stabile”; ciò significa che le parti non potranno più presentare ricorso contro l’atto giudiziario, se non attraverso i motivi o i contrareason di ricorso (preliminare), alla fine della richiesta (art. 1.009, n. 1 della legge n. 13.105/15).

Nel tempo, vale la pena sottolineare che ci può essere questione decisa in una decisione di sanificazione che sfida il ricorso immediato, che è un infortunio strumentale, a condizione che vi sia una disposizione legale per questo (art. 1.015 della legge n. 13,105/15 o qualsiasi altra disposizione legale), e l’assenza di appello importerà in pena di preclusione, e tale ponderazione è supportata dagli insegnamenti di Teodoro Júnior (2015, p. 1080):

Ci può […] essere preclusione intorno a una questione risolta nel sistema igienico-sanitario, quando comporta la risoluzione parziale del processo, a causa della risoluzione di questioni procedurali pendenti, come previsto nell’art. 357, I, se contro la decisione la parte lesa non presenterà un ricorso per l’aggravamento di uno strumento, espressamente previsto nelle arti. 354, paragrafo unico, e 356, 5.

Va anche ricordato che non c’è nemmeno bisogno di parlare di preclusione su questioni relative alla produzione di prove decise nella decisione di sanificazione, dal momento che secondo Humberto Theodoro Júnior (2015) tale questione anche quando richiesto (o anche quando non) e negato nella decisione di sanificazione, non preclude perché l’attività del magistrato in questo caso è molto più ampia di quella di rinviare o rifiutare la produzione di prove. Vale a dire, in qualsiasi momento del processo il magistrato può essere provocato a determinare la produzione di alcune prove o addirittura determinare lo stesso ufficio, se necessario, rigorosamente ciò che stabilisce l’art. 370 della legge n. 13.105/15.

Come insegna Humberto Theodoro Júnior (2015), lo stesso vale per le questioni dell’ordine pubblico come, ad esempio, l’assoluta incompetenza, l’insant nullità, la cosa giudicata, le presposizioni procedurali, le condizioni dell’azione, ai sensi dell’art. 485, 3 della legge n. 13.105/15, e possono essere esaminate per ufficio in qualsiasi fase del procedimento, non essendo raggiungibili dalla preclusione fino al transito finale, e possono essere antecesse in qualsiasi fase e grado di giurisdizione. È importante sottolineare che le questioni risolte nella decisione di sanificazione non sono raggiunte dalla preclusione temporale, che non si verifica con preclusioni logiche e consumative, secondo gli insegnamenti di Theodoro Júnior (2015, p. 1081):

[…] non c’è preclusione intorno ai problemi risolti in una decisione di interlocuzione non soggetta a lesioni, la preclusione temporale è finalizzata alla preclusione temporale e, non, alle preclusioni logiche e consumate. Se, ad esempio, la parte ha optato per un’altra misura procedurale diversa da quella da essa respinta, e che è indubbiamente incompatibile con essa, vi è indubbiamente una preclusione logica, in modo che non vi sia modo di discutere la questione nella questione preliminare del ricorso. Allo stesso modo, quando viene scelto un percorso di sfida, prima del ricorso, per attaccare la decisione di non aggravamento, come un mandato, non sarà inoltre necessario ridiscutare l’argomento nel ricorso preliminare o nei contrareasons, si è verificata la preclusione consumabile.

Pertanto, si osserva che la preclusione logica può essere determinata in situazioni in cui l’individuo sceglie un’altra misura procedurale diversa da quella respinta nella decisione di servizi igienico-sanitari e l’organizzazione del processo, e che con essa è incompatibile. La preclusione consumabile si verifica quando la decisione viene attaccata prima del ricorso, cioè con un altro mezzo procedurale (ad esempio: Mandato).

5. APPROCCIO PEDAGOGICO AL TEMA IGIENICO-SANITARIO E ORGANIZZAZIONE DEL PROCESSO

Nella ricerca di fornire la migliore forma di apprendimento agli accademici, è opportuno menzionare brevemente i concetti che circondano il tema, così come i suoi elementi essenziali, come: fase procedurale, parti coinvolte, modi di eseguire servizi igienico-sanitari e le sue conseguenze. Pertanto, si percepisce che la strategia didattica più appropriata è la classe espositiva dialogata, dal momento che la cosa interessante di questa strategia è che l’accademico non è considerato come un “foglio bianco”, e le sue conoscenze precedenti sono considerate nel processo di insegnamento, tanto che questa strategia cerca la partecipazione attiva degli studenti. Questo tipo di classe richiede ancora operazioni di pensiero, come: interpretazione, critica, recupero dei dati e osservazione, tra gli altri; tali operazioni sono indispensabili per una comprensione soddisfacente del tema proposto. Tutti questi punti sono adeguatamente sostenuti dalla dottrina di Léa das Graças Camargos Anastasiou; Leonir Pessate Alves (2009, p. 79), dove viene presentato il concetto di questa classe:

Si tratta di una mostra del contenuto, con la partecipazione attiva degli studenti. Le cui conoscenze precedenti devono essere considerate e possono essere prese come punto di partenza. L’insegnante porta gli studenti a interrogare, interpretare e discutere l’oggetto dello studio, sulla base del riconoscimento e del confronto con la realtà. Dovrebbe favorire l’analisi critica, con conseguente produzione di nuove conoscenze. Propone il superamento della passività e dell’immobilità intellettuale degli studenti.

L’uso della mostra ha dialogato classe, propizia all’intervento degli studenti durante la classe, un’opportunità in cui possono fare considerazioni, domande sul tema in esame, con mediazione controllata dall’insegnante, con portata di costruzione ed elaborazione della sintesi della materia studiata, e questa affermazione è supportata dagli insegnamenti di Anastasiou; Alves (2009, p. 79):

[…] dovrebbe essere tale che “il filo del peccato” può essere interrotto con domande, osservazioni, interventi, senza che l’insegnante perda il controllo del processo. Con la continua partecipazione degli studenti, la mobilitazione è garantita, e si creano le condizioni per la costruzione e l’elaborazione della sintesi dell’oggetto di studio.

L’insegnante dovrebbe considerare le peculiarità degli individui/studenti, valorizzando le loro potenzialità ed esperienze, applicando un approccio pedagogico umanistico. In questo senso, la classe sarebbe stata pianificata tenendo conto delle conoscenze già conservate dagli studenti nei semestri precedenti (concetti di base: azione, parti, processo, procedura, giurisdizione, competenze, ecc.). Presto, la pianificazione della classe sarebbe iniziata dagli accordi preliminari e poi avrebbe cominciato ad affrontare le possibilità di giudizio secondo lo stato del processo, infine meditando sui servizi igienico-sanitari e sull’organizzazione stessa (art. 357 della legge n. 13.105/15). In questo pregiudizio, la classe sarebbe stata pianificata sulla base del suddetto approccio pedagogico umanistico, che nelle parole di Elicio Gomes Lima (2014, online) si riferisce ad un insegnamento incentrato sullo studente. Vedere:

Vale a dire, nella soggettività della persona umana, le esperienze dei soggetti sono apprezzate e stimolano la loro autonomia ad agire nella vita sociale. Il professore stabilisce un dialogo con lo studente e lo riconosce come un soggetto con potenzialità in grado di produrre conoscenza. L’apprendimento diventa significativo e trasformativo, le materie (educatore/studente) sono protagoniste della loro storia.

Inoltre, l’insegnante può utilizzare materiale di supporto per integrare la sua classe e facilitare/mediare la conoscenza, poiché tale materiale combinato con casi pratici avrebbe la possibilità di provocare gli studenti, vale a dire di istigarli al pensiero critico, come sottolinea Anastasiou; Alves (2009, p. 91): “[…] l’analisi dettagliata e oggettiva di una situazione reale che deve essere studiata ed è difficile per le persone coinvolte”. Questa volta, si è scoperto che la mostra dialogante di classe (teoria), insieme allo studio dei casi pratici, fornisce una più ampia gamma di conservazione e comprensione del contenuto, oltre ad affinare la capacità interpretativa degli studenti, favorendo tra loro il dibattito sul tema proposto e l’interdisciplinarità con altri rami del diritto, dato il livello impegnativo della proposta evidenziata dagli autori di cui sopra.

Per quanto riguarda la questione valutativa degli studenti, al fine di valutare il livello di assimilazione del contenuto presentato, è possibile fare uso di ciò che era stato detto sopra e, sostenuto da Elicio Gomes Lima (2014), cioè presentare casi pratici osservando la capacità degli accademici di risolvere i problemi, combinandoli con la risoluzione di domande/problemi, nonché il lavoro di gruppo con la mediazione degli insegnanti per determinare il livello di comprensione e interpretazione dei testi (legale, dottrinale e giurisprudenziale) per risolvere questi problemi.

Nella stessa scia, nell’attenzione agli insegnamenti di Elicio Gomes Lima (2014), l’insegnante dovrebbe agire come mediatore della conoscenza, dove cercherà di incoraggiare gli accademici a sviluppare il pensiero critico e la capacità di localizzarsi nel processo, nonché capire l’importanza e l’applicabilità pratica del contenuto presentato, progresso opportunistico in materia con la sicurezza che l’applicato è stato correttamente sedimentato.

CONSIDERAZIONI FINALI

Dopo aver costruito una linea sistematica della fase igienico-sanitaria, a partire dalle misure preliminari e arrivando al processo secondo lo stato del processo, proprio nella decisione di igienico-sanitaria e di organizzazione del processo, è stato possibile fare considerazioni sul tema proposto, in particolare il problema presentato: nel caso della decisione di igienizzazione e organizzazione del processo decisionale interlocutivo, può essere impugnato attraverso l’aggravamento strumentale? E la questione ha deciso di fare i servizi igienico-sanitari, è coperta dalla preclusione?

In questo nel frattempo, è immediatamente necessario sottolineare che attraverso lo studio sviluppato è stato dimostrato che, sebbene la decisione di servizi igienico-sanitari e di organizzazione del processo sia una vera e proprio decisione di interlocuzione, non impugna il ricorso, vale la pena di dire, aggravamento dello strumento, dal momento che non è incluso nell’elenco (tassativo) dell’art. 1.015 della legge n. 13.105/15, che prevede le ipotesi di appropriatezza d’appello.

Tuttavia, va sottolineato che, anche se non è possibile impugnare tale decisione mediante lo strumento, la questione trattata non preclude, vale a dire che la parte non perde il diritto di impugnare la decisione e qualsiasi inosservanza delle disposizioni dell’atto giudiziario può essere sollevata in un momento opportuno, vale a dire nei motivi o contrareason di appello (preliminare). Così, è chiaro che non è possibile impugnare immediatamente la decisione di servizi igienico-sanitari e l’organizzazione del processo, e la sua discussione è rinviata a dopo la decisione finale (giudizio), secondo l’interpretazione di art. 1.009, 1 della legge n. 13.105/15. Vale la pena notare che la richiesta di chiarimenti e/o adeguamenti previsti dall’articolo 357, n. 1 della legge n. 13.105/15, con una sorta di ricorso, non deve essere confusa, data la sua totale mancanza di forza di impugnazione. Pertanto, se viene effettuato un confronto tra tale applicazione e il sistema di ricorsione, il massimo che potrebbe essere simile a quello degli embarghi di dichiarazione (che non ha alcuna forza impeachable).

Inoltre, è importante sottolineare che la stabilizzazione della decisione, dopo il termine per la presentazione della richiesta di chiarimenti e/o adeguamenti, non impedisce in alcun momento il deposito di un ricorso (appello), dopo che la sentenza è stata esa. Tale stabilizzazione, impedisce solo la contestazione della questione in questione, fino alla manifestazione giudiziaria finale della sentenza, un’opportunità in cui può essere presentato un ricorso preliminare o contrareasons di appello di dimettersi per la decisione di riorganizzazione e organizzazione del processo, come già menzionato nello sviluppo di tale lavoro.

È opportuno, è importante sottolineare che quando si dice che le questioni risolte nei servizi igienico-sanitari non precludono, tale preclusione riguarda solo il tempo, vale a dire le preclusioni logiche e consumative possono verificarsi, anche nel caso di questioni risolte nella decisione di servizi igienico-sanitari e l’organizzazione del processo. Nel tempo, va notato che, anche se la decisione di servizi igienico-sanitari e l’organizzazione del processo non è soggetta a ricorso per aggravamento dello strumento, vi sono questioni trattate in una decisione che può essere aggravata (a condizione che vi sia una disposizione giuridica per questo), è il caso della chiusura parziale del processo, il contenuto di ciò che stabilisce gli articoli 354, paragrafo unico e 356, 5, entrambi della legge n. 13.105/15.

Questa volta, si percepisce che il tema in questione, oltre ad essere approfondito e esigente conoscenze diverse per la sua comprensione, è di fondamentale importanza per la comprensione organizzata e sistematizzata del nuovo sistema procedurale civile, poiché è nella decisione di servizi igienico-sanitari e di organizzazione del processo che si conclude con l’attitudine o meno del processo per giudicare i suoi meriti, essendo imperativo sapere quando fare appello , così come la copertura o meno della questione per preclusione al fine di evitare danni amari.

In considerazione del contenuto presentato, si è scoperto che è approfondito e richiede una serie di altre conoscenze, e per il loro approccio in classe abbiamo optato per la classe espositiva dialogata, la strategia di insegnamento più appropriata, in quanto consente all’insegnante di valutare il livello di conoscenza precedente dello studente, mediando la conoscenza. Tale misura è della sua importanza, dal momento che l’accademico non dovrebbe essere considerato come un “foglio bianco”, al contrario, si dovrebbe sfruttare al massimo il suo fardello di conoscenza preventiva, al fine di aumentare e facilitare la mediazione della conoscenza, così come la sua comprensione.

In questa scia, l’uso da parte del professore del proprio materiale, combinato con la risoluzione di casi pratici e problemi, è rilevante, oltre a promuovere l’interpretazione della legislazione in linea con la dottrina e la giurisprudenza, nell’ambito di provocare la capacità interpretativa dello studente e pensare criticamente al contenuto in discussione. Inoltre, è interessante notare che nella classe espositiva dialogata l’accademico può eseguire interventi specifici, chiarendo i suoi dubbi, oltre ad essere in grado di collaborare e/o socializzare le sue conoscenze precedenti con l’altro, che indubbiamente favorisce il processo di insegnamento.

RIFERIMENTI

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[1] Laureato in Giurisprudenza presso la Facoltà Evangelica di Goianésia/GO; specialista in Insegnamento dell’educazione legale e della pratica giuridica, da parte della stessa istituzione; laurea magistrale in Società di Tecnologia e Ambiente presso il Centro Universitario di An-polis/GO, Avvocato e Professore.

Inviato: Febbraio 2020.

Approvato: agosto 2020.

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Adonis de Castro Oliveira

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