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Regolarizzazione della proprietà – diritto che deve essere promosso

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CONTEÚDO

ARTICOLO ORIGINALE

SETIM, Carla Regina Buschmann [1]

SETIM, Carla Regina Buschmann. Regolarizzazione della proprietà – diritto che deve essere promosso. Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento. Anno 04, ed. 09, vol. 02, pag. 44-59. Settembre 2019. ISSN: 2448-0959, Link di accesso: https://www.nucleodoconhecimento.com.br/legge/regolarizzazione-della-proprieta

RIEPILOGO

La proprietà è sempre stata un bene importante per la società; tuttavia, parte dell’attuale generazione che disprezza questo sentimento, a causa dell’adozione di nuovi modi di vivere. La proprietà in Brasile ha attraversato diverse fasi. Inizialmente vi fu un periodo di confusione, con l’emanazione di leggi scarse e donazioni di terre ai più abbienti. Il regime istituito fu chiamato sesmarias, con la divisione delle terre brasiliane, il cui scopo consisteva nell’occupazione, per la dimensione territoriale. Queste terre incorporarono il patrimonio del regno del Portogallo, detenendo il regno, i diritti d’uso, godimento e fruizione. Fu solo nel 1850 che venne edita la Legge fondiaria che, pur ponendo fine alle sesmaria, non risolveva altri problemi legati alla proprietà, come i latifondi che si formavano. Si osserva che la storia del Brasile punta direttamente all’esclusione sociale; poiché la sua regolarizzazione, sia in campagna che in città, presenta ostacoli legali e costi elevati. Il sistema catastale del Paese è costituito da un servizio pubblico, delegato a terzi. Le sue prestazioni sono efficienti, garantendo la certezza del diritto; d’altra parte, molti cittadini ancora non hanno accesso a tali servizi, poiché sono costosi. L’obiettivo della ricerca verte, appunto, sull’adozione da parte dello Stato di politiche pubbliche che attuino integralmente i diritti di proprietà. Il quadro teorico è stato supportato da testi, articoli e libri. Dalla ricerca emerge che le politiche pubbliche che favoriscono la regolarizzazione della proprietà sono ancora timide, anche se estremamente necessarie per l’inclusione sociale.

Parole chiave: Diritti di proprietà, Inclusione sociale, Ampio accesso, Dignità.

INTRODUZIONE

Questo articolo non parla di un nuovo diritto, ma di nuovi modi di pensare e regolarizzare un diritto caro, in senso lato, ai cittadini: la proprietà. La Costituzione federale garantisce il diritto di proprietà, tuttavia le politiche pubbliche in questo senso sono timide e promosse, al massimo, in parte. Anche se, in una nuova prospettiva, la dignità e la solidarietà sono tutelate, valorizzando i diritti della personalità, si osserva che tali obiettivi possono essere raggiunti attraverso la regolarizzazione dei beni.

Pertanto, il tema è stato suddiviso in tre temi: la storia della proprietà in Brasile; l’evoluzione degli stanziamenti fondiari per la regolarizzazione a fronte delle anagrafiche catastali e del modo in cui opera la catastale immobiliare; e, se c’è, con ciò, inclusione o esclusione.

Il principio dell’appropriazione delle terre brasiliane rivela ogni sorta di abusi con conseguenze attuali. Alcuni appezzamenti di terreno furono ampiamente distribuiti a coloro che erano vicini al re; altri furono palesemente usurpati. Pertanto, da allora, esiste una base proprietaria di esclusione. Nel corso della storia della proprietà, la Costituzione federale ha svolto un ruolo di primo piano, sia garantendo il diritto di possesso sia istituendo la sua funzione sociale.

Anche nel tempo è stata migliorata la regolarizzazione degli immobili. La registrazione degli immobili produce effetti pratici e oggettivi, conferendo ai proprietari ampi poteri. È noto che alcuni luoghi vengono occupati in modo irregolare, le persone costruiscono le loro case e vi abitano, in modo precario e con il rischio costante di essere espulsi in qualsiasi momento. Questa situazione favorisce l’esclusione sociale.

D’altra parte, sono poche le politiche pubbliche che si propongono di attuare ed effettuare una regolarizzazione delle proprietà irregolari, e le azioni o le normative che talvolta agiscono in questo senso non hanno una copertura ampia.

TERRA BRASILIANA

STORICO

Il Brasile che si presenta è un risultato diretto della sua storia. Un’eredità identica hanno le loro terre. La sua biografia rivela una chiara panoramica del territorio brasiliano, il risultato di come è stato occupato e distribuito, la disuguaglianza che ha sempre prevalso e persiste, e la legislazione scarsa e confusa.

Fu solo nel 1850 che nel paese fu promulgata la Legge fondiaria, nel tentativo di dare serietà allo Stato appena creato in relazione alle sue proprietà. Tale regola è considerata come il fondatore della proprietà privata, poiché, dopo la sua edizione, è stato stabilito il pagamento come mezzo per diventarne il proprietario.

È interessante ricordare che prima di tale norma, la ricchezza di coloro che appartenevano alle classi più abbienti che vivevano in Brasile era attribuita solo e direttamente al numero di schiavi che possedevano.

Il periodo coloniale è stato caratterizzato da una confusa e sconnessa “legislazione fondiaria”, che consisteva nella pubblicazione di un gran numero di avvisi, risoluzioni amministrative, lettere di donazione, carte e testi delle Ordinanze (NOZOE, 2006); tuttavia, come afferma, le sesmaria “costituiscono il regime di base” (NOZOE, 2006) per quanto riguarda le terre del Brasile.

Le sesmaria costituivano un regime sui generis del regno portoghese introdotto dalla monarchia portoghese in Brasile per favorire l’insediamento del territorio della Colonia, che rappresentava una grande difficoltà, vista la sua estensione. Il suddetto istituto fu concepito nel 1375, da D. Fernando I. “Questa legge fu incorporata nelle Ordinanze filippino, manuelino e afonsine” (DINIZ, 2005, p.2). Alcuni studiosi lo paragonano a un’usanza iberica di epoca medievale, detta “communalia”, in cui la terra era divisa tra i coloni per una corretta coltivazione.

Oltre all’insediamento del territorio brasiliano, la Corona volle incoraggiare anche l’uso della terra da parte dei privati ​​e, non disponendo di altri mezzi legali, videro nelle sesmaria la soluzione al problema. D’altra parte, l’applicazione della “legge sesmarias” (NOZOE, 2006) è culminata in un disordinato e precario land grabbing.

Corona e Chiesa erano poteri che si completavano a vicenda nell’amministrazione del nuovo territorio. La prima mediante le ordinanze del regno e la seconda mediante le bolle pontificie. In questo contesto, l’attuazione delle sesmaria servirebbe anche a due scopi: incorporare le terre come patrimonio della Corona e fornire le decime alla Chiesa. Lo storico Ruy Cirne Lima cita che “il trapianto dell’istituto sesmarias divenne inevitabile, nella terra trovata da Cabral, supponendo che non ci fossero diversi mezzi legali per insediare l’immensa terra, ancora inviolata” (LIMA, 1988, p. 36).

La stragrande maggioranza dei giuristi comprende che le terre divennero parte del patrimonio privato del re del Portogallo; con pieni poteri d’uso, godimento e disposizione. Pereira (1932, p. 5) fa notare che:

Remontando-se aos primórdios da formação da propriedade imóvel no Brasil, verifica-se que toda a terra era, de início, do domínio da nação portuguesa, isto é, do domínio público. Durante o período colonial […] ella foi se desmembrando… constituindo-se assim excepções ao princípio geral da dominialidade pública sobre a terra brasileira […].

Secondo gli storici, il monarca, detentore dei pieni poteri immobiliari, delegava solo la gestione del territorio. A differenza delle sesmaria, le capitanerie erano grandi appezzamenti di terreno distribuiti a “signori della nobiltà, uomini d’affari, funzionari burocratici e militari” (DINIZ, 2005, p.3), come forma di beneficio, grazia o ricompensa. Le capitanerie, a loro volta, erano suddivise “in forma di sesmarias”.

I cosiddetti capitani ricevevano le capitanerie e conservavano solo una parte della proprietà, con la sola responsabilità della coltivazione della terra. A questo punto, c’è un cambiamento nei paradigmi di D. João III, che forniscono una visione chiara per comprendere, ai nostri tempi, la formazione di grandi latifondi. Il monarca, rendendosi conto che la destinazione dei capitani, per una sola vita, non offriva la dovuta attrattiva, modificò la strategia per l’insediamento e l’ottenimento della ricchezza e “[…] , 2006, p.591).

Oltre ad influenzare la distribuzione della terra, i capitani ereditari erano estremamente importanti nell’attuale formazione del Brasile. Su questo fatto, Di Pietro, nel suo testo “500 anni di diritto amministrativo”, pubblicato sul Giornale elettronico di diritto statale, cita Clóvis Beviláqua, per il quale:

[…] a divisão político-jurídica do país em capitanias hereditárias adaptou-se tão intimamente aos seus principais acidentes geográficos, que resistiu ao estabelecimento de um governo geral e, somente no século XVIII, como observa Oliveira Martins, é decisiva a vitória do sistema centralizador sobre o feudal. Mas, ainda assim, as capitanias desenharam, no organismo nacional, o esboço das futuras províncias, e prepararam a federação dos Estados sob a República (DI PETRO, 2006, p.6).

Il panorama presentato, in cui la Corona ingloba tutte le terre brasiliane, distribuendo tra coloro che credevano di poter coltivare, cioè uomini di ceti abbienti o nobili volti alla colonizzazione e alla produzione di ricchezza per la Corona stessa. Successivamente, però, la suddivisione delle porzioni di terreno concesse in parti minori, al fine di facilitare la coltivazione e la cura, non ebbe, in pratica, i risultati sperati dai portoghesi.

Si formarono allora i latifondi, ea causa loro l’espulsione dei piccoli lavoratori dalle terre e dai possedimenti irregolari; peggiorarono quindi le situazioni di contenzioso tra uomini. Tuttavia, le concessioni furono interrotte solo poco prima della proclamazione di indipendenza, e solo il 18 settembre 1850 fu edita la legge n. 601, detta legge fondiaria, il cui contenuto riguardava la “legge agraria brasiliana” e aveva come unica via” di acquistare un terreno, l’acquisto, cessando anche le sesmaria (FONSECA, 2005. p.107-108).

Il tempo trascorso tra l’indipendenza del Brasile e l’emanazione della legge fondiaria ha causato e superato i problemi agrari, con un’espansione dell’esplorazione delle aree di possesso e la realizzazione di un processo, che da allora, promuove l’esclusione sociale e l’opportunità; avendo servito, tuttavia, gli scopi della Corona, nobile e facoltosa. Secondo Fonseca:

Com a independência do Brasil em abril de 1822 (e a já citada revogação dos sistemas das sesmarias), o jovem império viu-se sem um regime jurídico da propriedade (e, nesse contexto, quando se fala em propriedade quer se referir sobretudo à propriedade das terras); a legislação portuguesa continuaria vigente no Brasil (no caso, sobretudo as Ordenações Filipinas) até que o Império legiferasse de modo específico sobre as questões civis (incluindo aí a questão da propriedade). Essa legislação demoraria um pouco a aparecer (viria somente em 1850, com a “Lei de Terras” […] Mas o interessante é que a Constituição Imperial, que foi a primeira do Brasil, e que seria promulgada logo em 1824, dizia solene em seu artigo 179 – e em grande parte repetindo os termos das declarações de direitos americana e francesa e também o Code Civil francês – que era garantida a “inviolabilidade dos direitos civis e políticos dos cidadãos brasileiros, que tem por base a liberdade, a segurança individual e a propriedade…e, no inciso XXII desse artigo lia-se que é “garantido o direito de propriedade em toda a sua plenitude (FONSECA, 2005, p.106-107).

Si noti che la Costituzione del 1824 aveva un aspetto liberale, anche in un paese segnato dall’assolutismo. Dal testo del professor Fonseca si evince che esiste un immenso paradosso tra i fatti e il mondo astratto delle leggi costituzionali. L’autore dimostra anche la “[…] marcata tendenza della cultura brasiliana a recepire e ad adattare i principi giuridici europei in modo speciale […]” (FONSECA, 2005, p.107).

Una serie di fattori determinarono l’emanazione della Legge fondiaria, tra cui il divieto da parte dei paesi europei della tratta degli schiavi, che costituiva la forza principale dell’economia brasiliana; l’emergere della coltivazione del caffè, che ha richiesto un nuovo modo di gestire le fattorie e le piantagioni; e infine l’avanzata dell’industria nello sviluppo di macchine specifiche per l’agricoltura.

Così, nel 1850, fu redatta la Legge fondiaria, con l’obiettivo di incontrare e conciliare i diritti sanciti dalla Costituzione e rivendicati dalla società. Nel preambolo della legge:

Dispõe sobre as terras devolutas no Império, e acerca das que são possuídas por título de sesmaria sem preenchimento das condições legais bem como por simples título de posse mansa e pacífica; e determina que, medidas e demarcadas as primeiras, sejam elas cedidas a título oneroso, assim para empresas particulares, como para o estabelecimento de colônias de nacionais e de estrangeiros, autorizado o Governo a promover a colonização estrangeira na forma que se declara (BRASIL, 1850).

In modo chiarificatore, Fonseca (2005, p.108-109) riassume l’essenza di questa legge:

Dos seus 23 artigos, aquilo que constitui o seu “sumo” foi o seguinte: diante da ausência completa de um regime legal para a propriedade desde a revogação do regime das sesmarias (o que instituiu um buraco legislativo de quase 30 anos), ficava estabelecido que o único modo de aquisição das terras devolutas (pertencentes ao Estado) seria a compra e venda, acabando-se, assim, ao menos no âmbito legislativo, com a prática secular de aquisição de terras por meio da posse (art. 1º). A ocupação dessas terras de outro modo ficava sujeita a pesadas penalidades (art. 2º). Após a definição legal de quais seriam as terras devolutas (art. 3º), foram estabelecidos os procedimentos para revalidação das sesmarias e concessões (art. 4º), bem como – e aqui um dos pontos nodais da lei – os requisitos de revalidação das posses (arts. 5º e 6º) que estabeleciam como principal exigência o fato da terra estar cultivada, não bastando os simples roçados e queimadas. Era instituída uma medição obrigatória dos terrenos, tento aqueles obtidos na época das sesmarias quanto aqueles provenientes das posses, sob pena da perda do direito sobre as terras (arts. 7º a 9º).

Já o artigo 10º, como que explicitando a intenção mais profunda dessa lei, aduzia que o governo deveria de modo prático “extremar o domínio público do particular”, acabando com aquela confusa indeterminação que até então ocorria nesse domínio, tanto no âmbito dos fatos quanto no âmbito jurídico. Os arts. 14 a 17 estabeleciam procedimentos de venda das terras, estabelecendo preferência de compra aos proprietários vizinhos, mas com o estabelecimento de alguns ônus aos compradores, enquanto que os artigos 18 a 20 visavam um dos pontos fulcrais dessa lei, que era a colonização: ali havia a autorização do governo para financiar a imigração de mão de obra livre para as fazendas particulares, colônias e serviços públicos, financiamento esse que deveria ser feito com o dinheiro obtido com a venda das terras devolutas (e parte dessa verba também deveria ser destinada à medição dos terrenos). Por fim, no art. 21, a lei cria um órgão de registro das terras (a “Repartição Geral das Terras Públicas”) encarregada de dirigir a medição, divisão e descrição das terras devolutas, bem como fiscalizar a sua venda e distribuição, além de promover a colonização estrangeira (FONSECA, 2005, p.108-109).

Il decreto n. 1.318, del 30 gennaio 1854, regolava la legge fondiaria, stabilendo all’Ufficio generale dei terreni pubblici l’effettiva mediazione, divisione, descrizione dei terreni sfitti; colonizzazione, sia da parte di cittadini che stranieri; supervisione delle operazioni di distribuzione e vendita dei terreni; la registrazione dei terreni di proprietà; e la valutazione dei titoli e rispettiva legittimazione dei proprietari (BRASIL, 1854).

Per quanto riguarda la legittimità fondiaria, il decreto stabilisce:

Art. 24. Estão sujeitos à legitimação:

§ 1º As posses, que se acharem em poder do primeiro ocupante, não tendo outro título senão a sua ocupação.

§ 2º As que, posto se achem em poder de segundo ocupante, não tiverem sido por este adquiridas por título legitimo.

§ 3º As que, achando-se em poder do primeiro ocupante até a data da publicação do presente Regulamento, tiverem sido alienadas contra a proibição do Art. 11 da Lei nº 601 de 18 de Setembro de 1850.

Art. 25. São títulos legítimos todos aqueles, que segundo o direito são aptos para transferir o domínio.

Art. 26. Os escritos particulares de compra e venda, ou doação, nos casos em que por direito são aptos para transferir o domínio de bens de raiz, se consideram legítimos, se o pagamento do respectivo imposto tiver sido verificado antes da publicação deste Regulamento: no caso porém de que o pagamento se tenha realizado depois dessa data, não dispensarão a legitimação, se as terras transferidas houverem sido adquiridas por posse, e o que as transferir tiver sido o seu primeiro ocupante.

Art. 27. Estão sujeitas á revalidação as sesmarias, ou outras concessões do Governo Geral, ou Provincial que, estando ainda no domínio dos primeiros sesmeiros, ou concessionários, se acharem cultivadas, ou com principio de cultura, e morada habitual do respectivo sesmeiro, ou concessionário, ou de quem o represente, e que não tiverem sido medidas, e demarcadas (BRASIL, 1854).

Dalla normativa estraiamo la volontà di stabilire criteri oggettivi e imparziali per l’acquisizione di terreni, nonché di sradicare i possedimenti irregolari, un male che spesso affrontiamo in questi giorni. Un’altra caratteristica importante è la netta separazione tra beni pubblici e privati.

La funzione sociale della terra non è esclusiva, anche se più comprensiva, della Costituzione Cittadina, in quanto già la Legge fondiaria ha determinato, nei suoi articoli 5 e 6, come requisito per la riqualificazione del possesso, la rispettiva cultura della stessa. La colonizzazione, secondo i termini legali, era anche una preoccupazione dello Stato, dimostrando un carattere innovativo e mettendo in evidenza una nuova figura, il proprietario, che nella prospettiva borghese portava l’individuo e la proprietà ad un individualismo, secondo il pensiero di Barcellona, ​​​sopra citato di Mattietto (2005).

In ottemperanza alla legge fondiaria e al decreto regolamentare n. 1.318/54, nel 1861 fu redatto il rapporto su “TERRITORI PUBBLICI E COLONIZZAZIONE” al “MINISTRO E SEGRETARIO DI STATO DELL’AGRICOLTURA, DEL COMMERCIO E DEI LAVORI PUBBLICI”, che si occupava di tutti i terreni brasiliani (BRASILE, 1954). Questa relazione è catalogata sotto il nome di “opera rara”. È importante sottolineare che conteneva in dettaglio la situazione delle terre con informazioni su misure, abusivi e raccomandazioni obiettive sulla destinazione e sulla colonizzazione in tutte le regioni del Brasile. Un breve sguardo a questo lavoro, tuttavia, ci fa riflettere sul fatto che non ha avuto un grande impatto sulla riduzione delle disuguaglianze sociali nel Paese.

SISTEMA DI REGISTRAZIONE

REGOLARIZZAZIONE FORMALE

La Legge fondiaria, n. 601, del 18 settembre 1850 e il relativo decreto n. 1.318, del 30 gennaio 1854, riconoscevano alcuni possedimenti e stabilivano l’acquisto come mezzo di acquisizione. Le annotazioni sul terreno sono state fatte davanti alla chiesa di quella località. Questo record è diventato noto come “Registro do Vigário” (PAIVA, 2014). L’effetto dell’annotazione davanti alle chiese era “semplicemente dichiarativo” (PAIVA, 2014) la cui intenzione era quella di individuare terreni pubblici e privati. Tuttavia, l’attuale formato dei registri immobiliari si basa sulla legge di bilancio n. 317, del 21 ottobre 1843, che prevedeva le iscrizioni ipotecarie.

La tradizione della res, cioè la consegna della cosa agli aventi diritto, con il proprio passaggio di proprietà o di possesso, è stata sostituita dalla “trascrizione del titolo come mezzo per acquisire la proprietà” (PAIVA, 2014) , recepito dalla Legge 24 settembre 1864 n.1.237, la quale stabilisce che il trasferimento dell’immobile avviene solo mediante l’iscrizione del titolo alla rispettiva data. Gli effetti anagrafici dichiarativi erano ancora in vigore in tale periodo. Per l’importanza attribuita ai beni patrimoniali, il codice civile del 1916 prevedeva i diritti sulle cose, disciplinando scrupolosamente l’acquisto, il godimento e la dismissione di beni immobili.

Con lo sviluppo del paese sono state presentate nuove possibilità di affari legali per le transazioni immobiliari. Questi includono le suddivisioni, la divisione tra terreno urbano e rurale, la promessa di acquisto e vendita, il contratto di pegno rurale e il condominio. Queste nuove tipologie di attività sono state disciplinate dal decreto-legge 21 novembre 1969, n. 1.000, in vigore fino all’emanazione della legge 31 dicembre 1973, n. 6.015, sugli atti pubblici. migliorato per dare certezza del diritto alle trattative immobiliari “mediante la pubblicità di atti e fatti” (PAIVA, 2014, p.13). Per molti studiosi, la citata legge determina un treppiede, “ossia per fornire autenticità, sicurezza ed efficacia degli atti giuridici compiuti” (FOLLE, 2013, p. 8).

Il codice civile del 2002 ha mantenuto la materia relativa ai registri immobiliari previsti dal codice del 1916. Si potrebbero qui discutere tutti gli atti relativi al sistema di registrazione, come formalità, procedure, singolarità, ammodernamento e altre complessità del citato sistema, che di fatto, per la maggior parte, hanno gli effetti desiderati sulla società; tuttavia, il nostro compito è diverso a questo punto.

Ciò nonostante, occorre almeno ricordare che il modello anagrafico brasiliano è costitutivo e decentrato, svolto da professionisti del diritto, mediante gara pubblica, che esercitano una funzione pubblica delegata, ai sensi dell’articolo 236 della Costituzione federale, e che sono remunerati dagli interessati secondo tariffe stabilite in tabelle, debitamente stabilite dalla legge. Pertanto, è indubbio che la funzione svolta costituisce un servizio pubblico legato ai principi amministrativi di legalità, imparzialità, moralità amministrativa, pubblicità ed efficienza.

Diniz, insegna che il “Registro della proprietà si basa su cinque sistemi” (DINIZ, 2009)[2], che secondo Folle (2013, p.9) sono:

Sistema comum, que é o registro geral previsto pelo artigo 167 da Lei de Registros Públicos; Sistema Rural, regulado pela Lei nº 4.504/1964, artigo 46 e pela Lei nº 5.868/1976, regulamentada pelo Decreto-Lei nº 72.106/1973… o Sistema Especial de Imóveis Rurais Adquiridos por Estrangeiros, por força da Lei nº 5.709/1971, regulamentada pelo Decreto nº 74.965/1974; o Sistema de Propriedade Pública da União, Estado e Municípios, cuja regulamentação encontra-se prevista na Lei nº 5.972/1973 […] e, por fim, o Sistema do Registro Torrens, regulamentado pela própria Lei nº 6.015/1973 […].

Quando si parla di funzione sociale del cancelliere, si presume che l’ottima prestazione di tale servizio pubblico sia improntata a principi costituzionali e alleata ai principi specifici della funzione (rogatoria, priorità, iscrizione, legalità, specialità, unità, continuità, pubblicità, concentrazione, presunzione, fede pubblica e territorialità). Inoltre, il servizio deve garantire agli utenti la certezza del diritto e l’autenticità. Vale la pena ricordare che, in considerazione dei diritti costituzionali, la suddetta funzione sociale deve essere a disposizione di tutti i cittadini.

Come sottolinea Paulo Ricardo Schier (2017), il clima che ha creato i primi ostacoli amministrativi nel Paese, per lungo tempo, ha stabilito un carattere eminentemente patrimoniale; carattere non del tutto cattivo, tenuto conto dell’importanza che i beni patrimoniali hanno per la società brasiliana, senza entrare in discussioni diverse, che prescrivono loro il distacco.

Pertanto, non si può negare che, oltre all’importanza di diventare proprietario, la Costituzione federale proclami, incoraggi e protegga la proprietà. Non vediamo però massicce campagne di regolarizzazione di numerosi immobili. Non c’è altro modo per concludere, se non che il sistema accentua l’esclusione sociale.

FORMA DI ESCLUSIONE

Pereira (2001) insegna molto bene che la legge delle cose è l’ambito delle relazioni private in cui la trasformazione sociale funziona in modo più efficace. La storia mostra che nel tempo c’è il possesso nell’acquisizione di beni immobili, costituendo un fenomeno che coinvolge la società e la politica. Osserviamo che questo possesso è ancora esercitato dai ceti più abbienti, da coloro che possono acquisire conoscenze e da coloro che possono pagare.

Come le campagne per ottenere lo stato civile e le carte d’identità; per l’inserimento del nome del genitore nell’atto di nascita; e per la realizzazione di matrimoni collettivi liberi, non ci siamo imbattuti in massicce campagne di informazione sulla regolarizzazione della proprietà.

Nel 2005, l’architetto-urbanista ed economista Ferreira (2005, p.1), a proposito delle città brasiliane, scriveva:

As cidades brasileiras são hoje a expressão urbana de uma sociedade que nunca conseguiu superar sua herança colonial para construir uma nação que distribuísse de forma mais equitativas suas riquezas e, mais recentemente, viu sobrepor-se à essa matriz arcaica uma nova roupagem de modernidade ‘global’ que só fez exacerbar suas dramáticas injustiças. Pesquisas de várias instituições indicam que as grandes metrópoles brasileira têm em média entre 40 e 50% de sua população vivendo na informalidade urbana, das quais de 15 a 20% em média moram em favelas (chegando a mais de 40% em Recife). E não seria exagero afirmar que a questão do acesso à propriedade da terra está no cerne dessa enorme desigualdade socioespacial.

Ovviamente il suddetto architetto lega il suo intervento alla sua area di competenza; tuttavia, da lei si può dedurre la sua estrema preoccupazione per l’esclusione che lei chiama “socio spaziale”. Concludendo il tuo articolo dice:

É, mais uma vez, o cruel dilema que se coloca hoje no campo ideológico progressista: estamos, com tais esforços jurídico-urbanísticos, com toda a mobilização política pela efetivação nos municípios de Planos Diretores que incorporem o Estatuto da Cidade, reforçando um “status quo” que pouco afetará as relações de poder na produção das cidades e na hegemonia intolerante das nossas elites, ou promovendo reformas de fundo que, pouco a pouco, serão capazes efetivamente reverter a histórica exclusão socioespacial e promover a existência de cidades mais justas no nosso país? Só o tempo dirá (FERREIRA, 2005, p.20).

Pertanto, si conclude che la mancata regolarizzazione delle proprietà consente l’espansione dell’esclusione e della disuguaglianza sociale. Sebbene la proprietà sia legalmente garantita da tempo, questo diritto non si estende all’intera popolazione.

Un altro dato importante è estratto dalla presentazione di João Lamana del Catasto della Prima Zona di Porto Alegre, nel 2014, che ben illustra la situazione dei cittadini “Nei tribunali si valorizza il possesso. Oggi, in Brasile, dal 40% al 50% circa degli immobili occupati, con status giuridico consolidato, non hanno titolo” (PAIVA, 2014, p. 55).

Ovviamente tali situazioni riguardano cittadini privilegiati che, pur avendo immobili irregolari, hanno comunque accesso alla magistratura e successivamente al catasto immobiliare; tuttavia, ci sono altri cittadini che non hanno nemmeno accesso alle informazioni sulla possibilità di regolarizzazione.

Un altro aspetto rilevante è direttamente correlato ai corrispettivi previsti dalla legge per i servizi di anagrafe. Oltre ai principi costituzionali e ai principi che regolano l’attività anagrafica, spetta al Regime dei Costi dei servizi anagrafici il rigoroso rispetto del principio di modestia, in quanto costituisce un diritto soggettivo dell’utente, garantendone l’accesso al pubblico servizio, anche se prestato da un privato.

Una proposta di emendamento alla Costituzione (nº 55, del 2005), il cui ultimo avanzamento è “archiviato”, proponeva di prevedere “a beneficio dei manifestamente poveri, la libera trascrizione dell’atto pubblico dei beni destinati alla residenza della famiglia” (BRASILE, 2005); senza considerare le ragioni del rigetto della proposta, potrebbe rappresentare un anticipo nella regolarizzazione delle proprietà più semplici del Paese, attuando l’uguaglianza e promuovendo l’inclusione di migliaia di brasiliani negli ordinamenti giuridici.

È noto che gli ufficiali dei registri immobiliari distribuiti in tutto il Brasile rispettano i requisiti di legge, tuttavia, nel 2015, in sessione plenaria, i deputati hanno approvato il disegno di legge nº 113/2015, “che obbliga gli uffici del registro immobiliare da affiggere in un luogo facilmente visibile […]” e abbiamo aggiunto, per una facile assimilazione, “[…] manifesti che informano gli utenti circa le esenzioni e gli sconti garantiti nel pagamento delle tasse e della registrazione degli immobili, garantiti dalla Legge Federale nº 6.015 , del 31 dicembre 1973 […]” (BRASILE, 2015).

È innegabile che esistono diverse disposizioni di legge che esentano o abbassano le tasse per gli uffici di registrazione, anche se l’approvazione del suddetto progetto rivela le problematiche del settore.

Non vediamo azioni globali, come quelle che contemplano gli uffici di stato civile, relative al settore immobiliare. Nel 2016 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del comune di Curitiba il Decreto n. 140/2016, con regole semplificate per la regolarizzazione degli immobili con costruzioni irregolari edificate fino al 31 dicembre 2012. Il Segretario all’Urbanistica dell’epoca, stimava tra 100 e 200 mille immobili con costruzioni irregolari (Paraná, 2016).

La notizia riportata dal quotidiano Gazeta do Povo chiarisce che l’Esecutivo ha risposto alle richieste della popolazione in occasione di audizioni pubbliche per la “revisione del Master Plan”; tuttavia, l’articolo non fa riferimento ad eventuali esenzioni dagli Uffici del Registro Immobiliare (CASSILHA, 2015).

Il Presidente della Repubblica, Michel Temer, ha recentemente approvato la legge n. Gli immobili oggetto di legge erano esenti dalle spese di registrazione immobiliare. Questa notizia è stata pubblicata sul sito web dell’Associazione nazionale dei notai e dei cancellieri – portale di San Paolo, che ha anche segnalato l’esistenza di trenta milioni di proprietà irregolari in Brasile.

La legge in questione è di fondamentale importanza per l’inclusione sociale di questi proprietari, tuttavia non vediamo massicce informazioni che giungono alla popolazione come, come abbiamo già accennato, la redazione dello stato civile. Il sistema anagrafico brasiliano è efficiente, anche se complesso e distante dalla popolazione più umile. Possedere una proprietà regolarizzata dovrebbe essere un diritto ampio e accessibile, indipendentemente dalle dimensioni, dalla forma o dall’ubicazione della proprietà. Abbiamo che le politiche pubbliche in questo settore non forniscono adeguatamente l’accesso a questo diritto.

CONSIDERAZIONI FINALI

L’obiettivo di questo studio era tracciare un profilo evolutivo dell’accesso alla proprietà, dalla scoperta del Brasile ai nostri giorni. La ricerca mostra un’evoluzione sostanziale, perché in un paese in cui le terre venivano donate ai ceti più ricchi e nobili, o dove venivano semplicemente stanziate, c’era un notevole progresso.

Leggi ordinarie sono state emanate in vari periodi storici in Brasile per regolarizzare la terra. E la Costituzione federale del 1988 ci ha presentato una concezione sociale degli immobili. Sebbene vi sia un’abbondanza di leggi e della stessa Carta costituzionale, ci troviamo ancora di fronte a numerose situazioni irregolari. Nemmeno il problema della proprietà delle fasce svantaggiate della popolazione è stato alleviato. Un esempio comune, attuale e permanente sono le favelas brasiliane.

Oltre alla difficoltà per un gran numero di persone di raggiungere la possibilità di diventare proprietari, c’è il problema della regolarizzazione degli immobili. La regolarizzazione degli immobili avviene tramite gli uffici catastali. Tali servizi sono esercitati per delega di potere, ovvero agiscono per conto dello Stato. Anche se tali servizi sono estremamente rilevanti e organizzati in modo soddisfacente, sono fuori dalla portata di molti brasiliani; primo per la mancanza di informazioni adeguate, secondo per il costo.

I servizi anagrafici sono servizi pubblici messi a disposizione dei cittadini; pertanto, devono anche essere ampiamente accessibili, altrimenti si verifica l’esclusione sociale. Azioni con grande pubblicità e partecipazione, informazioni chiare e semplici, esenzioni fiscali, possono essere preziosi strumenti di regolarizzazione immobiliare e conseguente inclusione sociale.

RIFERIMENTI

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APPENDICE – NOTA A PIÈ

2. DINIZ, op cit.

[1] Studente del Master nel Master in Diritti Fondamentali e Democrazia presso il Centro Universitário Autônomo do Brasil – UNIBRASIL/PR; specializzazione in Diritto Civile e Procedura Civile presso l’Università Statale di Londrina/PR; laureato in Educazione Fisica e Giurisprudenza presso la Pontificia Università Cattolica/PR.

Inviato: Settembre 2019.

Approvato: Settembre 2019.

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