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Contrasti pratici delle strategie di lobbying e advocacy: un’analisi del caso Brasile e del suo regolamento

RC: 41704
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CONTEÚDO

ARTICOLO ORIGINALE

SILVA, Marcelo Nogueira Mallen da [1]

SILVA, Marcelo Nogueira Mallen da. Contrasti pratici tra le strategie di lobby e advocacy: un’analisi del caso Brasile e del suo regolamento. Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento. anno 04, Ed. 08, Vol. 07, pp. 35-47. nell’agosto 2019. ISSN: 2448-0959

RIEPILOGO

Questo articolo analizza il potenziale del lobbismo come strumento democratico per rappresentare gli interessi e, d’altra parte, la struttura nota come advocacy, sottolineando le caratteristiche principali, oltre ai problemi che possono causare alla luce del valore politiche sociali democratiche. Il testo affronta anche la questione della regolamentazione, concentrandosi sui fattori che ne ostacolano l’adozione in Brasile e sulle iniziative di coinvolgimento, al fine di contribuire all’esercizio del dialogo dovuto alla gestione nell’attuazione dei diritti.

Parole chiave: Advocacy, Lobby, processo decisionale, rappresentazione degli interessi.

1. INTRODUZIONE

Il Brasile è diventato un punto di riferimento nel dibattito internazionale sulla riforma della democrazia negli ultimi decenni grazie a nuove esperienze partecipative nella progettazione di politiche pubbliche, come i comitati di bilancio partecipativi e i comitati legislativi partecipativi (LAVALLE, HOUT-AGER, CASTELLO, 2006).

Come Castells (2000, p. 49) ha osservato, stiamo vivendo un momento storico unico di trasformazione sociale:

(…) considerando la storia dell’umanità come una serie di situazioni stabili, punteggiate a intervalli rari da eventi importanti che si verificano rapidamente e aiutano a stabilire la prossima era stabile. Si può affermare che la fine del XX secolo è uno di quei rari intervalli nella storia.

Questo nuovo paradigma ha determinato l’emergere di una nuova struttura sociale, che si manifesta in un nuovo modo di sviluppo e, con questo, ha acquisito movimenti di forza che rende più fruttuoso il tentativo di cambiare opinioni / atteggiamenti e, di conseguenza, propagare miglioramenti nell’ambiente di interesse comune.

Tutto questo potenziale di partecipazione, la fase di semplice discussione o preparazione di proposizioni e relazioni parlamentari non è limitato. Per questo ideale di costruzione eterna del dibattito collettivo, con il serio approccio delle questioni affrontate oggi richiede sempre più la mobilitazione di un’ampia varietà di agenti.

Secondo Lévy (1994, pag. 61), “potrebbe diventare un mezzo per esplorare i problemi, la discussione pluralistica, le prove di processi complessi, il processo decisionale e la valutazione dei risultati”.

Per questa costruzione è che questo articolo mette in evidenza la rilevanza e la novità dell’ordine del giorno per confermare l’apprendimento nella disciplina insegnata dal professor Luis Inacio Lucena Adams.

2. LOBBY VS QUADRO A TEMA. PRATICA DI ADVOCACY

2.1 CONCETTI CHIARITIVI

I concetti sono fondamentali quando cerchiamo di esprimere come vediamo il mondo e ne comprendiamo il funzionamento. Un concetto è utile solo quando è possibile, attraverso di esso, esprimere una nozione generale dell’oggetto di studio e, allo stesso tempo, elaborare un .

o nozione che contiene completamente il suo significato. Per fare questo, è necessario presentare la sua specificità, cioè ciò che lo rende unico.

Non c’è da stupirsi se la formulazione di concetti precisi è particolarmente importante per il settore delle relazioni intergovernative, dato che l[2]obbismo è un’attività completa e complessa allo stesso tempo.

Mentre la strategia di advocacy politica o semplicemente chiamata come advoca[3]cy, anche se rappresenta un’altra stranezza di origine altrettanto inglese può assumere, dall’esperienza internazionale, un forte impegno e una maggiore consapevolezza su un causa pubblica, come un processo di rivendicazione dei diritti che mira a influenzare la formulazione e l’attuazione di politiche che soddisfano le esigenze della popolazione.

E in questo contesto, le principali caratteristiche dell’argomentazione tra lobbismo e advocacy saranno presentate in seguito, nella difesa delle cause e dei diritti, come fattori di influenza nella creazione di meccanismi efficaci, che portino benefici alle persone coinvolte, agenti privati, strati di amministrazione pubblica e della società sopra ogni altra cosa.

2.2 VOLTI POSITIVI E NEGATIVI DELLA LOBBY

È ben noto che diversi segmenti sociali non sono ugualmente in grado di organizzare o raccogliere risorse per formare lobby in difesa dei loro interessi. Per quanto riguarda la capacità organizzativa, la letteratura indica che i gruppi a basso reddito (ad esempio, gli imprenditori di settori economici oligopolizzati) hanno maggiore facilità rispetto ai grandi gruppi (ad esempio i consumatori in un mercato competitivo o risoluzione dei problemi di azione collettiva e costituire lobby in cerca di benefici per i suoi membri (OLSON, 1999).

Da questa presentazione, le prime note offrono una concettualizzazione standard di ciò che si intende con la lobby delle espressioni sa[f]rebbe “subire regole che possano guidare la supervisione di un gruppo dall’altro che richiede uno sforzo collettivo, che non è sempre facile (OLIVEIRA, 2004, p. 219), o anche formato dai “gruppi di pressione promuovono l’interesse pubblico” (RODRIGUES, 1982, p. 22).

2.2.1 ATTRIBUTI TRUSTED (POSITIVE ASPECTS)

Maria Cecilia Gonàalves (2012) contestualizza la lobby come la pratica di cercare l’accesso agli agenti politici e far loro conoscere le esigenze di alcuni segmenti della società, utilizzando le persone (lobbisti) e i loro canali di contatto con il Governi.

Per Roberto Lemos (1988, p. 49), “la lobby deve essere vista come l’organizzazione e il funzionamento di “un canale efficiente di informazione bidirezionale”, tra l’entità che lo appropria e il settore di ciò che si concentra”. Avendo come uno degli indicatori che vengono utilizzati per misurare il potere economico la “capacità del rispettivo agente di rimuovere gli ostacoli ai quali la rispettiva attività produce risultati positivi nel più breve tempo possibile (CAMARGO, 2015, p. 76).

Il contesto di cui sopra dimostra: (i) essere legittimi all’iniziativa privata di intervenire nello sviluppo delle politiche pubbliche che interessano la società; ii) la necessità e l’utilità della lobby, riconosciuta per il triplo guadagno, quando la società, l’impresa privata e il beneficio degli agenti pubblici ne traggono vantaggio.

Questo guadagno plurale sarà plausibile solo se vi sarà piena trasparenza in questa attività. Con la scusa del chiarimento, Milton Seligman (2018) preferisce chiamare la lobby con il proprio nome e non con l’eupemismo “relazioni governative”, per esempio.

2.2.2 BOA-FAITH SPRAY CYCLES (ASPETTI NEGATIVI)

Tuttavia, occorre fare un’osservazione sulla sottile linea tra la lobby presa dalla legittima e la sua versione più respinta, l’illecito, è esattamente nella difficoltà di individuare l’intenzione che intende stampare, poiché nonostante l’importanza della lobby come strumento di partecipazione sociale e di rappresentazione degli interessi, questa attività è costantemente associata alla corruzione fondata sull’abuso di potere che, negli insegnamenti di Luiz Alberto Santos (2007), si verifica quando un gruppo di pressione abusa del governo per ottenere guadagni privati.

Il Comptroller General dell’Unione (CGU) ha anche pubblicato un rapporto del gruppo di lavoro attraverso l’ordinanza n. 1.081 del 20 giugno 2016, sulla regolamentazione della lobby, ha sottolineato che è “legittimo”, ma deve essere esercitato nell’ambito della rigorosa legalità.

I limiti per il loro esercizio dovrebbero essere chiari, così come le regole per il rapporto di coloro che sono interessati con le autorità pubbliche”, essendo “importante per separare lobbismo (attività legittima da un ambiente democratico) da pratiche oscure e corrotte (che spesso , erroneamente, sono identificati come lobbying)[4]“.

Questo ab[5]uso consiste nell’estrapolare i tentativi di convincere e sostenere la lobby, raggiungendo la corruzione e l’intimidazione di funzionari pubblici e agenti politici. L’abuso di diritto consiste, pertanto, nell’assenza commessa dal titolare di un diritto, che va oltre i limiti o che travisa lo scopo del diritto gli concesso[6].

È in questo senso che Washington Souza (p. 108) insegna:

Evidenziando nelle “relazioni di potere” la modalità del potere economico, avremo quei rapporti giuridici già permeati dal significato delle relazioni economiche, le cui motivazioni badeguarsi all’obiettivo della giustizia, sotto la pena di opporsi ai diritti che dovrebbe garantire. L’esercizio del potere economico, quindi, sarà fatto in obbedienza ad un equilibrio di interessi messi in gioco secondo una linea tracciata come delimitatore dei giusti e degli ingiustienze e che, definita dalla legge giuridica, coinciderà con lecite e illecite. Il comportamento legittimo o illecito nella pratica del potere economico ne definirà, a sua volta, il suo uso o abuso. (Griffins dell’autore stesso)

Inoltre, secondo Murillo de Arago (Aragona, 2000 apud SANTOS, 2007), un’efficiente legislazione sulle attività di lobbying per il modello politico brasiliano dovrebbe cercare, tra le altre cose, di individuare i gruppi di pressione e di stabilire i compiti di questi gruppi di fronte stati ed entità. Sarebbe anche l’obiettivo del diritto di lobbying brasiliano inibire lo scambio di favori e i vantaggi concessi agli agenti e ai dipendenti pubblici.

Castro Paixo citato da Luiz Alberto Santos (2007), mette ancora in guardia sull’immaturità delle istituzioni democratiche e della cultura politica brasiliana di ricevere una legislazione sulle lobby all’apice della legislazione statunitense:

Tuttavia, i fatti devono essere compulsioni e la situazione della pubblica amministrazione in Brasile, il suo elevato grado di corruzione e vulnerabilità alle pressioni clientelisti che esistono, potrebbero avere un effetto non trascurabile sull’applicazione di questa legislazione. Anche se non si può ritenere che vi sia una scarsa ricettività in Brasile alla legislazione volta a garantire che le attività siano soggette a principi di controllo e trasparenza, e a un regolamento in grado di prevenire abusi, corruzione e conflitto di interessi, è necessario considerare l’effetto che potrebbe derivare dall’assenza di una cultura politica ancora ampiamente favorevole a rigorosi controlli sull’esercizio delle attività di lobbying.

L’attuale fase di strutturazione della burocrazia pubblica brasiliana, anche a livello federale, lascia ancora molto a desiderare; il processo di formulazione, attuazione e valutazione delle politiche pubbliche è ostacolato dalla mancanza di personale qualificato al livello appropriato, dalla discontinuità amministrativa, dall’eccessiva permeabilità della gestione pubblica a posizioni in commissione per criterio del cliente o relativa al sistema partitico, dalla frammentazione dell’apparato statale e, come evidenziato da Passion e Castro Santos, dalla sua natura sfaccettata e dalla sua porosità in relazione a “interessi non esclusi dal gioco del formulazione e l’attuazione delle politiche.”

Ci sono diversi modelli corporativi, “anelli burocratici” e meccanismi informali di accesso e di influenza da cui si traduce nell’impressione di obiettivi privati nelle politiche pubbliche attraverso decisioni di consigli e agenzie burocratiche, specializzato o meno.

L’obbligo di un uso corretto del potere economico non significa la necessità di trasformare gli interessi privati in interessi pubblici. Ciò che si prevede è che l’agente privato non sviluppi il suo potere a favore della collettivit[7]à.

Fu con questa interpretazione che il disegno di legge (PL) n. 1202/2007 fu costruito qui in Brasile, firmato dal deputato Carlos ‘arattini (PT-SP), per regolamentare l’attività di lobbying e i gruppi di pressione con il settore pubblico.

La giustificazione è legata a numerose proposte volte a regolamentare l’andamento delle lobby nell’Amministrazione federale, sulla base dell’esperienza internazionale, in particolare negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia e in Messico, che dimostrerebbero l’importanza di crescente lobbying come essenza della democrazia, in quanto rende possibile, con trasparenza, che i gruppi di pressione e di interesse agiscano organizzatamente.

Rafforza il fatto che, solo nel Congresso degli Stati Uniti, più di 3.700 enti registrati operano regolarmente nella lobby, registrando in precedenza i loro rappresentanti e fornendo resoconti mensili delle loro attività, delle risorse che ricevono e per le quali scopi per loro.

Nel caso brasiliano, la responsabilità sarebbe annuale e in qualsiasi momento, coloro che sono accreditati come lobbisti possono essere convocati dai presidenti delle Camere dei poteri legislativi, dal Ministro del Controllo e della Trasparenza e dal Presidente della Corte di I conti sindacali per fornire chiarimenti sulle loro prestazioni o sui mezzi utilizzati nelle sue attività.

Inoltre, lo sviluppo della società civile richiede l’istituzionalizzazione di questi meccanismi, soggetti al controllo della società stessa, dando al tema un trattamento coerente con ciò che l’esperienza internazionale indica come raccomandato e attuale, al servizio limitare la fonte in tutte le forme che compromettono l’idoneità del processo decisionale pubblico.

Il PL sta procedendo su base di emergenza nella plenaria della Camera dei rappresentanti, la cui questione non è stata valutata nella sessione di prova del 19.03.2019, in vista della chiusura dell’atto senza l’inizio delle votazioni e della deliberazione.

Va notato qui che l’inserimento nell’ordinamento giuridico della legislazione sulle attività di lobbying, tuttavia, non è sufficiente al cento per cento per organizzare e moralizzare i rapporti tra i gruppi di pressione e il governo, nonché ostacoli definiti in precedenza nel l’evento dell’approvazione.

In questo senso, la legislazione di lobbying brasiliana non dovrebbe assumere un carattere punitivo. In alternativa fino alla maturazione della questione in base alla cultura adottata nel paese, sarebbe la creazione di codici di condotta combinati con regolamenti complementari di controllo e sorveglianza, norme che incoraggiano la trasparenza nel settore pubblico, la trasparenza in partenariati tra privato e pubblico, norme preventive di conflitto di interessi e norme anticorruzione.

2.3 CONTEMPORANEO DEL TERMINE ADVOCACY

Advocacy[8] è un termine che coinvolge un insieme di significati, che deriva dall’esperienza della democrazia americana, senza traduzione esatta in portoghese. Per Marcia Avner (2002), l’advocacy comporta l’identificazione, l’adozione e la promozione di una causa, uno sforzo per modellare la percezione pubblica o realizzare qualche cambiamento, che sia legittimamente o meno. L’advocacy può essere per gli individui, per le popolazioni o le cause specifiche, per l’interesse stesso di un’organizzazione o di un settore o per ampi benefici di interesse pubblico (BORIS; KREHELY, 2002).

Oltre ad adattarsi in un contesto di democrazia deliberativa che rafforza il processo democratico portando organizzazioni della società civile che rappresentano vari gruppi che espongono le loro opinioni politiche al processo di deliberazione questioni di interesse, rendendo il processo più partecipativo (DRY-EK, 2000).

Marlene Libardoni (2000, p. 02) presenta il tema della difesa del campo delle politiche pubbliche, con uno strumento di articolazione per la difesa di una causa dal punto di vista degli obiettivi e degli interessi collettivi:

(…) la difesa ha un significato più ampio, denotando iniziative di incidenza o pressione politica, promuovendo e difendendo una causa e/o interesse, e articolazioni mobilitate dalle organizzazioni della società civile con l’obiettivo di dare maggiore visibilità a determinati temi o questioni nel dibattito pubblico e di influenzare le politiche volte a trasformare la società.

Nel lavoro intitolato “Agenda Training: Policy Advocacy Method for public policy teaching”, Leonardo Secchi (2012, p. 33), definisce le attività di advocacy come:

“Impegno nell’influenza dell’opinione pubblica e delle agende dei media, della politica e del governo sull’importanza di qualche problema pubblico o proposta di intervento.”

Dal momento che la funzione di advocacy implica dare voce a un messaggio legato alla difesa di una causa, è essenziale menzionare il lavoro “Coalizioni in educazione in Brasile: rapporto con il governo e influenza sul piano di sviluppo dell’istruzione (PDE)”, per illustrativa e scritta da Lara Elena Simielli (2013, p. 572), in quanto funge da strumento di approccio dedicato al quadro di coalizione di advocacy (ACF), così interpretato come coalizioni di advocaing, che sono inteso come un modello che cerca di comprendere il processo politico basato sul contesto della politica, e[9] [10]concettualizzato come:

(…) attori pubblici e privati di varie istituzioni e livelli governativi, che condividono una serie di credenze e valori comuni e cercano di manipolare le regole governative, i bilanci e le risorse umane al fine di raggiungere i loro obiettivi e valori a lungo termine Termine.

In termini pratici, la difesa potrebbe essere descritta come il processo organizzato e pianificato di informare e influenzare i responsabili delle decisioni, attraverso la consapevolezza e l’impegno di altri attori della società, con l’obiettivo di promuovere il cambiamento (o il mantenimento) politica pubblica di ampio interesse, sulla base di prove concret[11]e.

Per chiarire la questione commentata, vale la pena ripetere le parole di Luiz Inacio Adams (2017), in un’intervista con il Portal Legal Advisor, portando come concetto di ciò che egli chiama advocacy repubblicana, sostenitore degli interessi, per i progett[12]i.

L’insufficienza di letteratura vasta in Brasile di questo termine non impedisce, tuttavia, di trovare più frequentemente riferimenti riguardanti la partecipazione della società civile, nonché temi di partecipazione e deliberazione, società civile e spazi pubblici, democrazia tra gli altri che affrontano il ruolo di advocacy nelle politiche pubbliche.

In caso contrario, nonostante la conferma del coordinamento delle azioni di difesa degli interessi considerando gli aspetti giuridici, politici, economici e sociali come detto in precedenza, non sono stati trovati registri dell’agenda normativa l’applicazione o anche tracce che portano nella reazione di un sistema giuridico in grado di produrre uno standard normativo.

3. CONCLUSIONE

La formulazione di meccanismi e strategie per generare il cosiddetto sviluppo è stata una costante nelle entrate proposte da agenti privati, agenzie ed enti pubblici aggiunti ai risultati più attuali della società nel gruppo intellettuale delle politiche previsto dallo Stato.

Questi meccanismi sono a un livello di discorso permanente in cui, in modi diversi, allude all’obiettivo di garantire una migliore qualità della vita con il suddetto sviluppo partecipativo.

Per costituire un’alternativa coerente, è ancora urgente e cruciale cercare spiegazioni per i fenomeni del tempo presente e costruire strategie politiche volte a promuovere e generare ampi processi di integrazione con la propensione pubblicizzante non solo per interessi individualizzati, ma per combattere le disuguaglianze e la precarietà dei diritti fondamentali.

Tali misure possono influenzare ed evitare la polarizzazione dei dibattiti in corso. Ma ciò che si osserva è che non esistono soluzioni semplici alle questioni delle disuguaglianze e delle differenze, dei diritti individuali e delle entità di gruppo. Posizionare tali questioni come concetti opposti può avere il significato di perdere il punto delle interconnessioni.

Affrontare la questione delle disuguaglianze richiede sempre più interconnessioni tra l’individuo e il collettivo, per, fortificata con nuovi strumenti, o nell’uso della lobby (a condizione che fatto con serietà, onestà, saggezza e, soprattutto, che ho obiettato al bene comune), o dalla campagna di advocacy, che danno priorità nelle loro azioni alla considerazione delle determinazioni dei problemi da discutere, in modo che possano pianificare, dare priorità e sviluppare azioni che presentano veramente sulla realtà posta e che promuovono il cambiamento sociale atteso.

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2. De forma bem compilada, é possível conceituar lobby para início dos trabalhos como “a defesa de interesses junto a membros do poder público que tomam decisões”. In: MANCUSO, Wagner Pralon; GOZETTO, Andréa Cristina Oliveira. Lobby e Políticas Públicas apud LUKIC, Melina Rocha, TOMAZINI, Carla (Coord.). As Ideias também importam: abordagem cognitiva e políticas públicas no Brasil. Curitiba: Juruá, 2013.

3. O Fundo de População das Nações Unidas (FNUAP), aponta como referência que se trata de “trabalhar para a sensibilização dos gestores públicos e da sociedade civil sobre a importância de temas de interesse social”. In: DEMO, Pedro. Política social, educação e cidadania. São Paulo: Papirus, 2007.

4. Para leitura na íntegra o conteúdo pode ser consultado no endereço eletrônico: <https://www.cgu.gov.br/Publicacoes/institucionais/arquivos/relatorio_lobby.pdf>. Acesso em: 24 jun. 2019.

5. Sérgio Cavalieri Filho (2008, p. 88), contribui trazendo suas notas quanto a: “expressão práticas abusivas é, evidentemente, genérica e, portanto, assim deve ser interpretada, para que nada lhe escape. Deve, pois, ser considerado abusivo tudo o que afronte a principiologia e a finalidade do sistema protetivo do consumidor, bem assim se relacione à noção de abuso do direito”.

6. SOUZA, Washington Peluso Albino de. Estudos de Direito Econômico, vol. 1. Belo Horizonte: Movimento Editorial da Faculdade de Direito da UFMG, 1995, p. 458.

7. Per quanto riguarda questa dicotomia tra interessi pubblici e privati, Sérgio Bruna comprende che gli interessi collettivi devono sempre prevalere sugli interessi individuali, “il potere economico che si trova ad affrontare lo sviluppo non deve prevalere obiettivi che mirano a raggiungere gli ideali della giustizia” (Bruna, 2001, p. 147).

8. Sem obviamente esgotar o assunto, vale citar a doutrina prefacial de Gabriela de Brelàz, defensora de que o termo advocacy irrompe fronteiras conceituais jurídicas do campo de estudo do direito, considerando que: “[p]or advocacy entendemos o ato de identificar, adotar e promover uma causa. É um esforço para moldar a percepção pública ou conseguir alguma mudança seja através de mudanças na lei, mas não necessariamente”.

9. Contribuem nesse capítulo Luiz Ricardo Souza e Leonardo Secchi (2014) ao darem destaque que a terminologia advocacy vem acompanhada da expressão Advocacy Coalition Framework (ACF), enfatizando aspectos como o aprendizado e o comportamento das coalizões, bem como identificando as alterações na política, assim calculado em longos períodos de tempo.

10. Esse modelo se encaixa aos fenômenos envolvidos nas mudanças políticas que Rafael Dias havia abordado em conclusão de seu doutoramento (2009, p. 30): “podem ser entendidas como grupos de atores que se organizam, formal ou informalmente, como o objetivo de exercer pressão sobre determinada política pública, e assim, influenciar seu resultado”.

11. Ver também em: <http://www.cause.net.br/ainda-e-necessario-esclarecer-conceitos-lobby-x-advocacy/>. Acesso em: 24 jun. 2019.

12. Entrevista completa disponível no endereço eletrônico: <https://www.conjur.com.br/2017-set-30/entrevista-luis-inacio-adams-ex-advogado-geral-uniao>. Acesso em: 24 jun. 2019.

[1]Post-laurea in Diritto d’Impresa e Business presso l’Università di Candido Mendes (UCAM-RJ), post-laurea in Diritto Immobiliare presso l’Instituto Brasiliense de Direito P’blico (IDP-DF). Bachelor of Law presso l’Università Veiga de Almeida (UVA-RJ).

Inviato: Luglio, 2019.

Approvato: agosto 2019.

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Marcelo Nogueira Mallen da Silva

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