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Prevalenza dell’incontinenza urinaria e associazione con l’obesità nelle donne iscritte a un’unità di assistenza didattica a Maceió-AL

RC: 141003
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CONTEÚDO

ARTICOLO ORIGINALE

BEZERRA, Ana Clarissa Santos [1], LIMA, Isabella Karoline Moreira Ribeiro [2], SOUTINHO, Renata Sampaio Rodrigues [3]

BEZERRA, Ana Clarissa Santos. LIMA, Isabella Karoline Moreira Ribeiro. SOUTINHO, Renata Sampaio Rodrigues. Prevalenza dell’incontinenza urinaria e associazione con l’obesità nelle donne iscritte a un’unità di assistenza didattica a Maceió-AL. Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento. Anno 05, Ed. 10, vol. 09, pagg. 91-113. Ottobre 2020. ISSN: 2448-0959, Collegamento di accesso: https://www.nucleodoconhecimento.com.br/salute/obesita-nelle-donne

RIEPILOGO

L’incidenza del sovrappeso e dell’obesità, nonché dei marcatori di Malattie Croniche Non Trasmissibili (MNT) è aumentata negli ultimi decenni. L’obesità, oltre ad essere associata a malattie croniche non trasmissibili come il diabete e l’ipertensione, può essere considerata un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi delle strutture di sostegno dei visceri addomino-pelvici, che possono portare a complicanze come l’Incontinenza Urinaria (IU) e prolassi genitali. L’associazione tra incontinenza e obesità è ancora poco studiata. Data la rilevanza del tema, è stato proposto questo studio, che mirava a indagare la prevalenza dell’incontinenza urinaria nelle donne arruolate in un’unità di cura nella città di Maceió e a verificare l’associazione con l’obesità. Si tratta di uno studio osservazionale, analitico, trasversale, con donne di età compresa tra 18 e 60 anni, arruolate in un’Unità di assistenza didattica nella città di Maceió, da luglio a settembre 2017. Sono state escluse le donne con gravidanza sospetta o confermata che presentavano una malattia neurologica che comportava difficoltà di comprensione, udito o parola, rendendo impossibile la risposta al questionario. Alla ricerca hanno partecipato 109 donne, con un’età media di 38,1±12,3, compresa tra un’età minima di 18 anni e un massimo di 59 anni. La prevalenza di IU auto-riportata in questa popolazione era del 17,43%, senza che fosse trovata alcuna associazione con l’obesità. È stato possibile concludere che la prevalenza dell’IU rientra nella percentuale descritta in letteratura e che, sebbene non sia stata riscontrata alcuna associazione statisticamente significativa tra IU e obesità, il numero di donne incontinenti, obese o in sovrappeso è elevato. Inoltre, l’IU è sempre più presente nelle giovani donne, così come l’obesità, come confermato in questo studio.

Parole chiave: Incontinenza urinaria, Obesità, Donne.

1. INTRODUZIONE

L’incidenza del sovrappeso e dell’obesità, nonché dei marcatori di Malattie Croniche Non Trasmissibili (MNT) è aumentata negli ultimi decenni. L’obesità non è una malattia singolare, è un problema di salute pubblica, poiché è considerata un fattore di rischio per altre morbilità come il diabete e le malattie cardiovascolari, importanti cause di mortalità negli adulti, che aumentano proporzionalmente con l’aumento di peso (SARTORI; DE SOUZA; CARNEIRO, 2011; OLIVEIRA et al., 2010; VIECELLI et al., 2009).

L’obesità, oltre ad essere associata a malattie croniche non trasmissibili come il diabete e l’ipertensione, può essere considerata un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi delle strutture di sostegno dei visceri addomino-pelvici, che possono portare a complicanze come l’incontinenza urinaria e prolassi genitali ( DA COSTA; MACHADO; CORDÁS, 2010; FORTI et al., 2011; PIRES, 2013).

L’incontinenza urinaria (IU) è definita come una condizione in cui vi è una perdita involontaria di urina. Questa condizione è responsabile di disturbi che portano a problemi igienici, disfunzioni sessuali, scarso rendimento professionale, impattando negativamente sulla qualità della vita. Secondo l’International Continence Society, l’IU può essere classificata in Incontinenza Urinaria da Sforzo (IUS), Incontinenza Urinaria da Urgenza (IUU) e Incontinenza Urinaria Mista (IUM) (DE CARVALHO et al., 2013).

L’Incontinenza Urinaria da Sforzo (IUS) è considerata il tipo più comune di incontinenza nelle giovani donne, colpendo il 18% delle donne di età superiore ai 30 anni. Nelle donne obese è il tipo più diffuso, essendo caratterizzato dalla perdita involontaria di urina, quando la pressione intravescicale supera la massima pressione di chiusura uretrale in assenza di contrazione del muscolo detrusore. In questo tipo di incontinenza, è molto comune sperimentare la perdita di urina in situazioni come starnuti, tosse, risate o anche durante la pratica di attività fisiche (FROHME et al., 2014).

L’associazione tra incontinenza e obesità è ancora poco studiata. Alcuni autori hanno scoperto che l’obesità è considerata un fattore di rischio rilevante per lo sviluppo di IUS, soprattutto nelle donne di età compresa tra 37 e 54 anni. WING et al. (2010) riportano che la perdita di peso nelle donne in sovrappeso o obese ha un effetto positivo sulla riduzione della frequenza degli episodi di IUS.

Il meccanismo che spiega la relazione tra IU e obesità non è ancora ben definito. Si ipotizza che l’eccesso di peso aumenti la pressione intra-addominale, che viene trasferita alla vescica, aumentando la pressione intravescicale e la mobilità uretrale, portando all’IU. Inoltre, l’obesità può influenzare la funzione neuromuscolare del tratto genito-urinario, contribuendo ai disturbi urinari (VIECELLI et al., 2009).

Considerando che il numero di donne obese con IU è ancora sottostimato, e che sapere se esiste o meno un’associazione tra queste due condizioni è utile per sviluppare strategie terapeutiche specifiche per questa popolazione, è stato proposto questo studio, che mirava ad indagare la prevalenza di incontinenza delle vie urinarie nelle donne arruolate in un’unità di cura nella città di Maceió e verificare l’associazione con l’obesità.

2. MATERIALE E METODO

Si tratta di uno studio osservazionale, analitico, trasversale con donne di età compresa tra i 18 e i 60 anni, arruolate in un’unità di assistenza didattica nella città di Maceió, da luglio a settembre 2017. Sono state escluse le donne incinte o con sospetta gravidanza, o che presentavano una malattia neurologica che comportava difficoltà di comprensione, udito o parola, rendendo impossibile rispondere al questionario.

La dimensione del campione è stata calcolata consultando il sito del LEE – Laboratório de Epidemiologia e Estatística, considerando una prevalenza di incontinenza urinaria del 17%, una precisione assoluta del 5 e un livello di significatività del 5%. La dimensione del campione calcolata era 217, aggiungendo il 20% per perdite e rifiuti; la dimensione minima del campione era di 261 donne.

Per ottenere il campione, l’Unità di Tutela Didattica è stata suddivisa in 6 microaree. La raccolta è iniziata nella 1° microarea e solo dopo il completamento dei nuclei familiari in questa regione si è proceduto alle successive microaree.

All’interno di ciascuna microarea sono stati individuati i settori censiti, esclusi i settori commerciali.

Il processo di selezione delle famiglie è stato avviato dai conglomerati. Sono state visitate un certo numero di famiglie, conducendo sistematicamente interviste alle donne, dalla ricercatrice stessa e da volontari laureati precedentemente formati in ambito sanitario.

Se nelle famiglie target non sono state trovate donne di età compresa tra i 18 ei 60 anni, il ricercatore ha proseguito verso la famiglia più vicina, in modo continuativo, fino a quando non è stata identificata una donna idonea. Se veniva trovata una famiglia che aveva una donna idonea, e lei non era presente in quel momento, veniva programmato un altro orario di visita, al massimo due volte, per considerarlo come una perdita. A fronte della presenza di più di una donna di età compresa tra i 18 ei 60 anni convivente nel nucleo familiare, tutte sono state intervistate.

Dopo aver firmato il Consenso Libero e Informato – TCLE[4] (allegato A), sulla base della delibera 466/12, del Consiglio Sanitario Nazionale, Ministero della Salute (CNS/SM)[5], attraverso un’intervista strutturata, individualmente, i dati sono stati raccolti in ciascun partecipante a casa da un solo ricercatore.

Le variabili indipendenti, come gli aspetti sociodemografici ed economici, le malattie auto-riportate, lo stile di vita e la storia ginecologico-ostetrica, sono state raccolte utilizzando un modulo di raccolta dati.

Le variabili indipendenti dello studio includevano: età, istruzione, stato civile, occupazione, reddito pro capite, parità, tipo di parto, precedente intervento uroginecologico, presenza di malattia cronica e tipo di malattia cronica, pratica di attività fisica regolare e uso quotidiano di farmaci.

La variabile dipendente “incontinenza urinaria” è stata ricavata attraverso la domanda:

“Ha mai avuto perdite urinarie negli ultimi dodici mesi?”, che consente di ottenere dati sull’incontinenza auto-riferita.

Anche la circonferenza della vita è stata misurata utilizzando un metro, chiedendo al volontario di alzarsi e il metro è stato posizionato sulla linea ombelicale, la misura è stata ottenuta in centimetri. Questa misura mostra il contenuto di grasso viscerale e secondo le linee guida brasiliane sull’obesità (2010), una misura pari o superiore a 80 cm nelle donne rappresenta un rischio aumentato e maggiore o uguale a 88 rappresenta un rischio sostanzialmente aumentato per lo sviluppo di malattie cardiovascolari malattia. Sulla base dello studio di Oliveira (2010), il presente studio ha considerato l’obesità addominale come una circonferenza superiore a 88 cm.

Per controllare l’altezza è stato utilizzato uno stadiometro su una superficie piana senza irregolarità, chiedendo al volontario di rimanere in posizione eretta.

L’Indice di Massa Corporea (IMC) è stato calcolato dalle misure di peso e altezza, attraverso la seguente formula IMC= peso (kg) / altezza2 (cm). E sono stati adottati i seguenti punti limite di IMC, sottopeso (IMC< 18,5); peso normale (IMC18,5-24,99); sovrappeso (IMC 25-29,99) e obesità (IMC≥ 30,00).

I risultati sono stati registrati nel database e nelle rispettive analisi. Le variabili quantitative sono state visualizzate come media e deviazione standard, mentre le variabili quantitative sono state eseguite sotto forma di una tabella di frequenza.

Sono state eseguite analisi bivariate per identificare una possibile associazione tra IU e obesità mediante misurazione del IMC e della circonferenza della vita.

3. RISULTATI

I risultati qui presentati si riferiscono ad analisi parziali dei dati, in quanto non è stato possibile completare la raccolta in tempo per problemi della microarea in cui si svolgeva la ricerca, pari al 41,7% del computo campionario.

Alla ricerca hanno partecipato 109 donne, con un’età media di 38,1±12,3, compresa tra un’età minima di 18 anni e un massimo di 59 anni.

La prevalenza di IU auto-riportata in questa popolazione era del 17,43% (n=19), con il 21% (n=4) che riferiva perdite urinarie sotto sforzo, il 26,3% (n=5) che riferiva perdite associate a incontinenza urinaria da urgenza e la maggioranza del 52,7% (n=10) ha indicato che la perdita avviene sia con sforzi che con urgenza, essendo suggestiva di incontinenza urinaria mista.

Per quanto riguarda il tempo di incontinenza, il 52,7% (n=10) ha riferito che i reclami sono iniziati da meno di 1 anno e il 47,3% (n=9) da più di 1 anno. Di questi, il 47,3% (n=9) ha riferito di dover utilizzare un protettore igienico quotidiano, mentre il 52,7% (n=10) non ha utilizzato il protettore. Solo 1 partecipante (5,26%) aveva una diagnosi basata sullo studio urodinamico e 2 (10,52%) di loro hanno dichiarato di essersi già sottoposti a qualche trattamento per questa condizione.

La tabella 1 riporta il profilo delle donne partecipanti alla ricerca, per quanto riguarda i dati sociodemografici, economici e lo stile di vita, in base alla presenza o assenza di incontinenza urinaria.

Tabella 1 – Profilo dei partecipanti alla ricerca, relativo a dati socio-demografici, economici e stile di vita, in base alla presenza o assenza di incontinenza urinaria

Senza IU Con IU TOTALE p**
Caratteristiche n=90 % n=19 % n=109 %
Stato Civile
Separare 33 30,3 7 6,4 40 36,7 0,14
Sposato 50 45,8 11 10 61 55,9
Divorziato 3 2,8 0 0 3 2,8
Vedove 3 2,8 1 0,9 4 3,6
Occupazione 0,27
Da casa 46 42,2 9 8,3 55 50,5
Dipendente 20 18,3 6 5,6 26 23,9
Alunno 7 6,4 1 0,9 8 7,3
Disoccupato 17 15,6 3 2,7 20 18,3
Livello di educazione 0,33
Non alfabetizzato 9 8,3 1 0,9 10 9,2
Scuola elementare 40 36,7 11 10 51 46,7
Scuola superiore 31 28,5 6 5,6 37 34,1
Istruzione universitaria 10 9,1 1 0,9 11 10
Reddito pro capite 0,29
Fino a 1 stipendio 67 61,5 13 11,9 80 73,4
Da 1 a 3 17 15,5 5 4,6 22 20,1
Sopra 3 a 5 6 5,6 1 0,9 7 6,5
Sopra 5 0 0 0 0 0 0
Malattie menzionate* 0,33
Ipertensione 23 21,1 6 5,5 29 26,6
Diabete 4 3,6 2 1,8 6 5,5
Altri 0 0 1 0,9 1 0,9
Nessuno 63 57,8 10 9,2 73 67
Farmaci di routine 0,34
34 31,2 10 9,2 44 40,4
No 56 51,3 9 8,3 65 59,6
Attività fisica 0,25
18 16,5 5 4,6 23 21,2
No 72 66 14 12,8 86 78,8

Fonte: dati del sondaggio, 2017. n= numero di partecipanti. %=percento. *consente più di un’alternativa. p** minore o uguale a 0,05.

Per quanto riguarda lo stato civile, è emerso che la maggior parte dei partecipanti incontinenti era sposata (11/10%) e poi single (7/6,4%) con un numero minore di vedove (1/0,9%). Tra coloro che non lamentavano perdite urinarie, prevalevano anche le donne sposate (50/45,8%) seguite dalle donne single (33/30,3%).

Per quanto riguarda l’occupazione, la maggior parte di quelle con e senza incontinenza erano casalinghe, seguite da occupate (20/18,3% – 6/5,6%), disoccupate (17/15,6% – 3/2,7%) e studenti (7/6,4% – 1/ 0,9%) rispettivamente per quelli senza e con incontinenza.

Per quanto riguarda il livello di istruzione, è emerso che il numero più alto tra incontinenti (11/10%) e continentali (40/36,7%) sono donne che hanno studiato fino alle elementari, seguite da quelle che hanno riferito di aver studiato fino alle superiori (6/5,6% – 31/28,5%).

Per quanto riguarda il reddito pro capite, sia tra le donne incontinenti (13/11,9%) che non incontinenti (67/61,5%) predominano fino a 1 salario minimo, seguite da 1 a 3 salari (5/4, 6 % – 17/15,5%) e oltre da 3 a 5 stipendi (1/0,9% – 6/5,6%).

Per quanto riguarda le malattie menzionate, la maggior parte degli intervistati ha riferito di non avere alcuna malattia in entrambi i gruppi. Tra coloro che hanno riferito di avere malattie, l’ipertensione seguita dal diabete è stata la più citata tra i pazienti incontinenti e continentali. Nel gruppo incontinente, la maggior parte usa i farmaci di routine (10/9,2%) e in quelli senza incontinenza, il 56 (51,3%)% non usa i farmaci quotidiani.

Per quanto riguarda l’attività fisica, è emerso che in entrambi i gruppi – con incontinenza (14/12,8%) e senza incontinenza (72/66%), la maggioranza ha riferito di non avere l’abitudine di svolgere esercizi fisici almeno tre volte alla settimana.

La tabella 2 presenta i dati ginecologici-ostetrici dei partecipanti allo studio.

Tabella 2: Dati ginecologici-ostetrici delle partecipanti in base alla presenza o assenza di incontinenza urinaria

Con IU(n=19) Senza

IU(n=90)

Totale (n=109)  

p**

Caratteristiche N % N % %
Parità 0,02
Nullipare 2 1,9 18 16,6 20 18,5
Primiparo 5 4,7 20 18,5 25 23,2
Multipare 12 11,1 51 46,9 63 58
Tipo di consegna 0,44
Vaginale 10 9,3 31 28,4 41 37,7
Nessuno 2 1,8 18 16,5 20 18,3
Taglio cesareo 3 2,7 26 23,8 29 26,6
Entrambi 4 3,6 15 13,7 19 17,4
Interventi precedenti* 0,36
Addominale e pelvico 1 0,9 3 2,8 4 3,7
Pelvico 6 5,5 9 8,3 15 13,8
Addominale 2 1,8 7 6,4 9 8,2
Perineo 0 0 1 0,9 1 0,9
Nessuno 10 9,2 70 64,2 80 73,3

Fonte: dati del sondaggio, 2017. N= numero di partecipanti. %=percento.

*consente più di un’alternativa. p** minore o uguale a 0,05

I dati ginecologici e ostetrici rivelano che, in termini di parità, tra le donne incontinenti predominano le pluripare (12/11,1%) seguite dalle primipare (5/4,7%). Anche nei continenti predominano le pluripare (51/46,9%) seguite dalle primipare (20/18,5%) e dalle nullipare (18/16,6%).

Delle 17 donne incontinenti che hanno partorito, 10 (9,3%) hanno partorito per via vaginale, 3 (2,7%) hanno avuto taglio cesareo e 4 (3,6%) hanno avuto entrambi i parti. Per quanto riguarda i 71 continenti che hanno partorito, 31 (28,4%) sono stati vaginali, 18 (16,5%) cesarei e 15 (13,7%) hanno avuto entrambi i tipi di parto.

Per quanto riguarda l’esecuzione di interventi uroginecologici, la maggior parte delle donne incontinenti (10/9,2%) e continentali (70/64,2%) ha riferito di non aver effettuato alcun intervento chirurgico. Tra coloro che si sono sottoposti ad intervento chirurgico, vi è stata una maggiore predominanza di interventi chirurgici pelvici per entrambi i gruppi – incontinenti (6/5,5%) e continenti (9/8,2%).

Per quanto riguarda i dati antropometrici, la circonferenza vita media rilevata è stata di 92,06±15,08 cm, con 5 (4,6%) delle donne incontinenti con circonferenza vita uguale o inferiore a 88 cm e 14 (12,8%) superiore a 88 cm. Tra i continenti, 39 (35,8%) avevano una circonferenza vita inferiore o uguale a 88 cm e 51 (46,8%) superiore a 88 cm. Il peso medio era di 68,82±15,94 kg e l’altezza media era di 1,55±0,06 m.

Per quanto riguarda il IMC, tra gli incontinenti spicca l’obeso (12/11%), seguito dall’eutrofico (6/5,5%), dal sovrappeso (1/0,9%) e da nessuno con peso ridotto. Tra i continenti, la maggior parte era eutrofica (31/28,5%), seguita da sovrappeso (29/26,7%), obesa e sottopeso (2/1,9%).

La tabella 3 descrive le caratteristiche antropometriche della popolazione studiata, in base alla presenza o assenza di incontinenza urinaria.

Tabella 3 – Caratteristiche antropometriche della popolazione studiata, in base alla presenza o assenza di incontinenza urinaria

Con IU(n=19) Senza IU(n=90) Totale (n=90)  

p*

Caratteristiche N % N % %
IMC 0,27
Basso peso 0 0 2 1,9 2 1,9
Eutrofia 6 5,5 31 28,5 37 34
Sovrappeso 1 0,9 29 26,7 30 27,6
Obesità 12 11 27 24,8 39 35,8
Circonferenza addominale 0,21
≤88 cm 5 4,6 39 35,8 44 40,4
>88 cm 14 12,8 51 46,8 65 59,6

Fonte: dati del sondaggio, 2017. N= numero di partecipanti. %=percento.

p* minore o uguale a 0,05

L’analisi statistica ha mostrato una correlazione statisticamente significativa tra le variabili incontinenza urinaria e parità.

Nelle analisi bivariate, considerando l’associazione dell’IU con il IMC e/o la circonferenza della vita, è stato riscontrato che non vi era alcuna associazione tra le variabili studiate.

4. DISCUSSIONE

I dati sulla prevalenza dell’IU trovati in letteratura sono piuttosto variabili e rivelano un ampio spettro di tassi di prevalenza, che secondo Dedicação et al. (2008) è dovuto al fatto che ci sono variazioni nelle definizioni di IU e nelle caratteristiche del studi e popolazione target.

È un dato di fatto che, in Brasile, ci sono pochi studi sulla prevalenza dell’IU e dei suoi fattori di rischio. L’ampia gamma di studi condotti su questo argomento non si concentra sulla relazione tra aumento del grasso corporeo e incidenza di perdite urinarie, oltre alla possibilità di insorgenza di un’evoluzione verso l’incontinenza urinaria.

I risultati della presente ricerca sono simili allo studio di Oliveira (2010), che ha riscontrato anche una prevalenza di IU del 17%, con la maggioranza che presentava sintomi suggestivi di IUU, mentre in questo lavoro c’era una maggiore predominanza di IUM. Entrambi gli studi differiscono da quanto si suppone in letteratura, la quale evidenzia che il tipo più frequente di IU nelle donne obese sarebbe la IUS, cosa giustificata da Silva et al. (2011) perché nelle donne obese c’è un eccessivo accumulo di grasso corporeo che aumenta la pressione sanguigna muscolo intra-addominale sovraccaricando i muscoli del pavimento pelvico, contribuendo ad un supporto anatomico inadeguato, che porterebbe ad una maggiore predisposizione alla perdita urinaria.

È importante sottolineare che l’IU riportata dal partecipante è stata valutata e solo 1 di loro ha avuto un test diagnostico per questa condizione. La diagnosi di IU coinvolge la storia clinica, l’esame obiettivo e lo studio urodinamico, che secondo Feldner Jr (2006), mira a identificare le cause specifiche dei sintomi dei pazienti, essendo considerato il miglior metodo diagnostico per valutare la funzione del tratto urinario. ; tuttavia, alcuni autori ritengono che non sia necessario di routine e preferiscono gestire i propri pazienti in base ai sintomi clinici.

Altro dato da evidenziare è che solo 2 tra le donne incontinenti hanno riferito di essersi sottoposte a qualche tipo di trattamento per questa patologia. Uno studio condotto da Da Silva e Lopes (2009) ha evidenziato che la maggior parte delle donne incontinenti non cerca cure perché considera normale la perdita di urina, non considerandola qualcosa di importante e il medico dicendo che non sarebbe necessario. Gli autori hanno concluso che la mancanza di conoscenza dei tipi di trattamento può contribuire a non cercare un aiuto professionale.

La maggior parte degli intervistati non ha menzionato alcuna malattia, ma tra gli incontinenti, molti hanno riferito di avere un’ipertensione arteriosa sistemica seguita da diabete, comune nelle donne in sovrappeso e obese e la cui caratteristica è quella di non praticare attività fisica regolare come la popolazione studiata. Sebbene non si tratti di dati statisticamente significativi per questo studio, è noto che alcuni farmaci abitualmente utilizzati dai pazienti ipertesi aumentano la frequenza e l’urgenza urinaria, agendo sulle basse vie urinarie, con la possibilità di alterare la funzionalità vescicale, peggiorando o contribuendo all’aumento della la frequenza della perdita urinaria (HIGA; LOPES e REIS, 2008). Tamanini (2009) sottolinea inoltre che una delle malattie maggiormente associate all’IU è il diabete.

La variabile di parità è stata l’unica che ha mostrato un’associazione statisticamente significativa con l’IU. Secondo Higa; Lopes e Reis (2006), la parità è riconosciuta come l’agente più preoccupato di essere associato allo sviluppo dall’IU. L’incontinenza è spesso presente durante la gravidanza e, quando prevalente, vi è un aumento della parità, favorendo l’IU. Nel presente studio, c’era una maggiore predominanza di donne multipare tra quelle che erano incontinenti e che avevano avuto un parto vaginale.

Secondo Barbosa et al. (2005), il parto vaginale nelle donne primipare diminuisce la forza muscolare del pavimento pelvico e aumenta il rischio relativo di diminuzione della forza muscolare del pavimento pelvico da 4 a 6 mesi dopo il parto.

Per quanto riguarda i dati antropometrici, va notato che la popolazione studiata, indipendentemente dall’IU, ha misure elevate di circonferenza addominale e IMC, il che è un dato preoccupante, poiché il sovrappeso e l’obesità sono aumentati notevolmente negli ultimi tempi nei paesi sviluppati e anche in via di sviluppo, diventando un grave problema di salute pubblica a causa del fatto che ci sono diverse conseguenze dell’obesità.

Secondo Castro et al. (2012), le donne obese hanno una maggiore possibilità di innescare l’IU, principalmente in relazione allo sforzo. Per Fitz et al.(2012) l’integrazione esistente tra obesità e disfunzioni del pavimento pelvico è correlata all’indice di massa corporea e alla pressione intra-addominale, a causa del fatto che l’obesità e il sovrappeso raggiungono il pavimento pelvico a causa dell’aumento cronico della pressione intra-addominale pressione addominale. L’obesità genera un accumulo di grasso all’interno dell’addome e induce un aumento della pressione intraddominale, che si trasmette alla vescica, e della pressione intravescicale, che affatica e indebolisce i muscoli del pavimento pelvico, favorendo così la perdita di urina nelle situazioni come tosse, starnuti o corsa.

Vale la pena considerare che anche se non è stata trovata alcuna associazione statisticamente significativa tra IU e obesità, abbiamo identificato in questa ricerca un numero considerevole di donne obese o in sovrappeso con una circonferenza della vita superiore a 88 cm, che richiedono un intervento per modificare questi indicatori di salute.

5. CONCLUSIONE

L’analisi dei risultati parziali di questa ricerca conclude che la prevalenza di IU è all’interno della percentuale descritta in letteratura e che, sebbene non sia stata trovata alcuna associazione statisticamente significativa tra IU e obesità, il numero di donne incontinenti, obese o in sovrappeso è elevato.

Inoltre, l’IU è sempre più presente nelle giovani donne, così come l’obesità, come confermato in questo studio. Pertanto, la profilassi della perdita urinaria è importante per evitare la sua insorgenza e le sue conseguenze che interferiscono negativamente con la qualità della vita.

Altri studi possono essere condotti per seguire le donne incontinenti in sovrappeso o obese, per valutare se la perdita di peso ha un impatto significativo sulla riduzione dei disturbi urinari.

RIFERIMENTI

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APPENDICE – NOTA A PIEDI

4. Termo de Consentimento Livre e Esclarecido(TCLE).

5. Conselho Nacional de Saúde, do Ministério da Saúde (CNS/MS).

[1] Specializzata in Terapia Manuale, Laureata in Fisioterapia.

[2] Laureato in Fisioterapia.

[3] Consulente. Master in Fisioterapia. Laureato in Fisioterapia.

Spedito: Maggio 2020.

Approvato: Ottobre 2020.

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Ana Clarissa Santos Bezerra

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